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È strano come le parole e le frasi, se pronunciate in certi contesti, possano assumere un significato particolare ed assolutamente diverso rispetto a quello a cui siamo ‘normalmente’ abituati.
Mi spiego con un esempio: da un po’ di tempo sto facendo una bella esperienza presso la casa circondariale della mia città. Tengo un corso di informatica di base ed insegno agli studenti detenuti ad usare un programma di videoscrittura.
Alla fine della prima lezione, un ragazzo mi ha chiesto come si spegne il computer, allora gli ho spiegato che doveva fare clic sul pulsante Start e quindi scegliere la voce: Arresta il sistema… C’è stato un attimo di imbarazzo da parte mia nell’accorgermi dell’effetto ottenuto nel pronunciare quel verbo fra quelle sbarre. Poi, lui si è voltato a guardarmi e, con un sorriso tristemente ironico, mi ha detto: “Tranquillo prof, qui dentro va tutto alla rovescia: io sto qui perché è il sistema che mi ha arrestato”.
Da quel momento credo che, anche altri, provino una sensazione particolare quando è ora di finire la lezione e di spegnere i computer. L’espressione “arresta il sistema” non è stata pensata per il contesto del carcere ma, vissuta in quel contesto, crea una sensazione amara perché è fuori luogo.
La stessa cosa accade quando il governo Renzi trasporta il modello aziendalistico nella scuola; le sue espressioni prese da un vocabolario ‘finanziario’, le sue idee neoliberiste, vissute nel contesto della scuola pubblica, creano una sensazione amara perché sono fuori luogo.
Talmente fuori luogo che ‘il sistema’, quando gli conviene, riesce ad ‘arrestare’ le normali regole democratiche e a mettere in atto una strategia talmente strampalata, anche dal punto di vista ‘aziendale’, da far pensare o ad uno scherzo oppure ad un’operazione ai limiti della legalità.
Alludo alla nota che il Miur ha inviato alle scuole auspicando che i crediti che queste vantano da tempo nei suoi confronti siano cancellati.
In parole semplici, il Ministero dell’Istruzione ha detto alle sue scuole:
Noi sappiamo che vi dobbiamo dare dei soldi.
Noi sappiamo che quei soldi vi spettano.
Noi sappiamo che siamo in debito con voi.
Però…
Noi non vogliamo darvi i soldi che abbiamo.
Noi vogliamo che non ci chiediate più i vostri soldi.
Noi vogliamo che cancelliate il vostro credito nei nostri confronti.
Sulla legittimità di questa procedura rimando ai giuristi, però giuro ai giuristi che una simile sconcezza non me l’aspettavo… pensavo fosse una pratica della malavita ma non di un Ministero della Repubblica Italiana
Le sbarre, da qui, non le vediamo ma… “Tranquillo ragazzo, anche qui fuori sta andando tutto alla rovescia: è il sistema che tenta di arrestarci”.
Noi proviamo a tener botta… in questo ci aiuta anche la lettura del documento inviato dal Coordinamento dei Presidenti dei consigli di circolo e di istituto di Bologna e provincia per reclamare i diritti delle scuole pubbliche.

Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
Al Ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini
e p.c. Al Direttore generale Miur Giuseppe Greco
Alla Dirigente dott.ssa Maria Rosaria Crucitti
Agli organi di stampa

Il Coordinamento dei presidenti dei Consigli di Istituto di Bologna e provincia ritiene proprio dovere esprimere il proprio giudizio critico riguardo a quanto contenuto nella nota MIUR PROT. N.° 18780 DEL 22/12/2014 (a firma del direttore generale dott. Greco) indirizzata a molte delle loro istituzioni scolastiche, in cui “si auspica la radiazione dei residui attivi, in considerazione della loro vetustà temporale ed attesa la attuale situazione finanziaria del bilancio dello Stato” e nella lettera ministeriale (a firma della dott.ssa Crucitti) indirizzata ai soli Dirigenti scolastici con la quale l’auspicio diventa una più stringente “raccomandazione” (“si raccomanda di radiare i residui attivi esistenti”).
Riteniamo tale auspicio e raccomandazione particolarmente gravi ed inopportuni: non pare particolarmente corretto ed esemplare che un debitore (soprattutto quando si tratta dello Stato) raccomandi al suo creditore (soprattutto quando si tratta di una scuola) di rinunciare a quanto a lui spettante e dovuto.
È il caso di ricordare e sottolineare che tali residui attivi sono in gran parte dovuti ad anticipazioni di cassa, da parte delle scuole, di spese spettanti allo Stato (in particolare supplenze); anticipazioni di cassa che hanno generalmente attinto dai contributi volontari dei genitori.
Radiare tali crediti significherebbe nei fatti radiare contributi richiesti ai genitori e da loro erogati alle scuole, come da legge, per “l’ampliamento dell’offerta formativa” e non certo per coprire spese correnti spettanti allo Stato.
Per tali considerazioni, sono i Presidenti dei Consigli di Istituto, a loro volta – e forse più opportunamente – ad auspicare, raccomandare e rinnovare richiesta allo Stato di rimborsare integralmente quanto ancora dovuto, in considerazione della vetustà temporale del credito da troppo tempo aspettato e attesa la attuale difficilissima condizione finanziaria del bilancio delle scuole a cui, nel tempo, le assegnazioni statali sono state sempre più ridotte.

Il Coordinamento dei Presidenti dei Consigli di Circolo e di Istituto di Bologna e provincia

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it

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