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“Operaio scrive “CGIL” sull’ingresso della sede di Confindustria per farla devastare dai fascisti”

Lercio

Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro, tale è la geniale capacità del collettivo satirico Lercio di catturare, con una frase, l’essenza dei fatti. In questa fake new si legge la stupidità della folla smarrita, il tragico errore di mira della guerra tra deboli, la sottovalutazione del senso di una protesta, quando a connotarla e a guidarla è un manipolo di violenti. Ho letto commenti del tipo “Confindustria fa il suo mestiere, il sindacato invece no, quindi è più colpevole”. Nessuno che si ricordi se, sotto il regime franchista, sotto Pinochet, sotto Videla, sotto Mussolini, i ricchi stessero peggio e i poveri meglio. Quelli che non si sentono più rappresentati da nessuno scendono in piazza organizzati da tale Pamela Testa, fascista dichiarata; sul palco il comizio lo tiene tale Giuliano Castellino, vice capo di Forza Nuova, nemico giurato del green pass fattosi vaccinare per poter tornare allo stadio (sic). Per organizzare una protesta in proprio bisognerebbe organizzarsela, appunto, non farsela organizzare dai fasci. Non ricordo una manifestazione operaia in cui sul palco parlassero Renato Curcio, Alberto Franceschini, Mario Moretti. Eppure c’erano, ma venivano isolati. La tragica cartina al tornasole fu l’assassinio di sindacalisti ad opera di brigatisti rossi. Invece oggi fascisti e difensori della libertà contro la “infame tessera verde” marciano fianco a fianco.

Quel che più spaventa è questa moltitudine di persone impoverite, rabbiose, disilluse, che ricorda in modo sinistro la Repubblica di Weimar poco prima della salita (legale) al potere di Adolf Hitler, che solo qualche anno prima aveva preso il 2 per cento alle elezioni.

 

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it