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La questione della ‘femminilizzazione’ forzata della lingua

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Da Laura Rossi

Non si comprende come il “non declinare al femminile possa essere sessista” e che l’uso di “presidente” o di” ministro”, riferito ad una donna, sia uno svilimento del ruolo della stessa, che ricopre determinate cariche.
E’ sconcertante la “femminilizzazione” forzata e cacofonica di termini maschili.
I termini come “avvocato”, “sindaco”, “prefetto”, “ministro”, “direttore”, sono stati spesso preferiti anche dalle donne per autodefinirsi al fine di sottolineare la dignità della propria professione, altrimenti svalutata se declinata al femminile.
Per non parlare dell’effetto ridicolizzante tipico del suffisso “-essa” in casi come “sindachessa”, “medichessa”, salvandosi solamente “dottoressa” e “professoressa” già in uso da moltissimo tempo.
Perché il lessico parlato dovrebbe subire un’evoluzione? Perché una desinenza linguistica di una qualifica professionale?
A chi interessa se ad emettere una sentenza o una diagnosi medica sia un uomo o una donna?
I termini come “presidenta” o ” ministra” non si possono sentire, così come “avvocata”, “sindaca” “assessora”. “Prefetta”,poi, è semplicemente orribile.
Un ingegnere, per esempio, può essere maschio o femmina, ma non sarà la desinenza a stabilirne le capacità.
A questo punto, per par condicio, dovremmo avere l'”assessoro”, il “geometro”, l”infermiero”, il “pianisto”, l’autisto”, il “piloto” ecc.?
La nostra lingua italiana non può essere storpiata da chiunque, perché Dante Alighieri, a sentir “architetta”, potrebbe uscire dalla tomba armato di bastone e riempirci di legnate.

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Riceviamo e pubblichiamo



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)