LA PROPOSTA
Quel corridoio da ravvivare fra duomo e Racchetta
Ora è una sorta di retrobottega, ma potrebbe diventare un gioiellino incastonato nel cuore del centro storico. Parliamo dell’area retrostante la galleria Matteotti, una zona così poco conosciuta e frequentata che addirittura non molti sanno che quella strada è via Gobetti… Eppure è lì, a poche decine di metri dal duomo, certo tornita da qualche palazzo moderno il cui prospetto non offre particolari emozioni, ma ingentilita da scorci suggestivi e parecchio verde.
Ora che è stata riqualificata la galleria, andrebbe completata l’opera tirando a lucido anche questo piccolo, potenzialmente gradevole, ambito. Basterebbe poco: una ripulita, una risistemata, qualche cassonetto in meno e una manutenzione più accurata.
Ma soprattutto servirebbe un po’ di animazione: molti dei negozi che si affacciavano su questa strada hanno chiuso da tempo, proprio perché la via raramente è frequentata da altri che non siano i residenti. Invece, per ravvivarla, la si potrebbe concepire come spazio di espansione per iniziative che già si svolgono nelle strade e piazze contigue: portando qui, ad esempio, alcuni dei banchetti dei vari mercatini (quelli dell’antiquariato, della gastronomia, dell’artigianato…) o posizionando qualche artista dei Buskers durante la rassegna. Insomma ci sarebbero varie possibilità per attirare curiosi e turisti e ridare senso a uno spazio dimenticato. In tal modo la strada pian piano e con naturalezza riprenderebbe vita.
Peraltro, sul fronte opposto a quello del duomo, è stato completato il mirabile restauro dell’antica Camera del lavoro, quel palazzo della Racchetta che già ospita estemporanee iniziative, eventi, convegni, ed è quartier generale di alcuni festival come Internazionale e Altroconsumo.
Il comparto, insomma, è interessante ed epicentrico, stretto com’è fra via San Romano e corso Porta Reno e inscritto, appunto, fra la prima dimora del movimento operaio e contadino e la galleria Matteotti, dalla quale si intravede il prospetto laterale del duomo.
E’ dunque a pieno titolo anche questo un angolo di Ferrara da riconsiderare, ripensare e valorizzare. E, in questo caso, più che i soldi servono idee e buona volontà.

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Sergio Gessi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)