Pronto, Ada, come stai? Come hai passato le feste? Noi bene, benissimo, anche perché sono cominciate con la Presentazione. Ma come, cos’è la presentazione? La presentazione è quando quel sant’uomo di mio marito pubblica un nuovo libro e qualcuno organizza di presentarlo, cosa vuoi, in tanti anni di matrimonio felice me ne sono fatta forse un centinaio di presentazioni e talvolta le confondo (quella del saggio sulla strage di Bologna con quella delle liriche alla luna, per esempio) e il sant’uomo si arrabbia: “Curati, mia adorata, curati, ti stai rincoglionendo!”. Ma la presentazione dell’altra sera non potrò mai confonderla. Intanto era in teatro, dove siamo stati convocati per le ore 20; puntualissimi, veniamo dirottati verso il réservés, che è già una bella soddisfazione, però mi guardo intorno: poca gente, sipario chiuso e il mio animo romagnol sfrontatore esplode: “Come si fa invitare la gente per le otto, non verrà nessuno!”. Mentre blatero a vanvera (il sant’uomo non batte ciglio) la sala si riempie: ciao, ciao, buonasera a questo e a quello. Poi, chissà da dove, nel brusìo che si spegne, la voce di uno speaker invita a salire sul palco, perché? Perché nel frattempo il sipario del palcoscenico si è aperto e al pubblico stupito si presenta un tavolo e lungo quanto il proscenio, imbandito di ogni leccornia, salata e dolce, e vino e fanta e gassosa a volontà. Il pubblico è invitato a salire per un buffet. Mi sembra un’idea grandiosa. Figurati se mi perdo un buffet, ma devi sapere che la scala per salire sul palcoscenico è piuttosto malferma e senza appoggi, come fare con la mia gamba sinistra che non mi corrisponde? Ricorro, allora, all’arte millenaria delle donne, adesco un giovanotto e lo invito a salire con me. Finita la festa viene il bello. Il sipario di nuovo si chiude, il tavolone sparisce, qualche colpo di tosse, poi silenzio in sala: dalla cortina caravaggesca color ocra sbuca il sant’uomo, che a me in quel momento sembra Gesù Bambino. Mancava soltanto la stella cometa. Lo intervistava il Direttore, bravo, con la sua aria un po’ fanée, gli occhi di cielo, la barba incolta, il capello scapigliato che piace tanto alle contemporanee. Diceva bene il Direttore, così bene che non te lo so ripetere. E ogni tanto cedeva la parola alla Profe, chissà se più bella o più brava la fanciulla, pensa che legge Aristotele in greco e pare anche che lo capisca. Gli intermezzi erano eseguiti con arte dalle letture dell’Attrice venuta da Roma: a me i brani scritti dal sant’uomo giungevano come musica. E poi dicono che a Ferrara non si fa cultura.
“Interviste infedeli” di Gian Pietro Testa è stato presentato martedì 23 dicembre alle 20 in Sala estense nell’ambito della rassegna Autori a corte, dal direttore di ferraraitalia Sergio Gessi, con l’intervento di Riccarda Dalbuoni ed Elena Felloni.
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