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Mi duole dirlo ma devo ammettere che quel Donald Trump mi mancherà molto.
Ovviamente sono lontanissimo dalle panzane che albergano nel suo cervello ma confidavo convintamente nel suo operato.
Speravo davvero con tutto il mio cuore in un suo secondo, tragico, patafisico mandato così da poter vedere colare a picco – finalmente – l’impero più farlocco nella storia dell’uomo.
L’affondamento forse è già iniziato ed è ormai inarrestabile ma quasi sicuramente, con altri 4 anni di Trump, le cose avrebbero preso una piega decisamente più “accelerazionista”.
Con ogni probabilità ci estingueremo tutti quanti in tempi non troppo dilatati ma ecco, per pura soddisfazione personale, avrei tanto voluto vedere la decomposizione di quel paese privo di senso che così tanto ha fatto per portarci tutti quanti sull’orlo di questo ulteriore schifo che ci attende.
Adesso, con quella specie di verruca mezza azotata di Joe Biden là, ad abitare quella dozzinale imitazione di una villa palladiana, torneremo a sentire per un altro po’ le ormai consuete – mi si passi il termine – fregnacce sulla “più grande democrazia del mondo” – non più retta da un pazzo scriteriato, bensì da un sincero e non divisivo democratico.
Se posso dirlo: che due palle.
È da quando ho tre anni che sento ripetere ‘sta menata e per credere a ‘sta menata uno deve avere 3 anni ed essere bombato nel cervello di stupidi telefilm americani com’ero io a quell’età o – se è adulto e senziente – essere più scemo di Trump in persona.
Come se ce ne fosse stato bisogno, abbiamo visto ancora una volta come “la più grande democrazia del mondo” non sia volontariamente in grado di organizzare ciò che, anche per il me stesso 3enne del 1989, definisce una democrazia, ovvero: delle semplici elezioni dove ogni persona ha diritto a un voto, alla faccia di quegli ormai mitologici “grandi elettori”.
A questo punto ciao ciao Stati Uniti e grazie mille per i vostri artisti disadattati dal vostro vivere da completi idioti dal “tenore di vita non negoziabile”.
Possiate affondare tutti e cinquanta – o quanti siete – in tutto quel petrolio e quella coca cola e che vi possa invadere il Messico il prima possibile.
Buona settimana.

Sister Ray (The Velvet Underground, 1968)

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