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Sette giorni di pellegrinaggi, un fatto insolito per un piccolo centro della periferia ferrarese, dove la devozione non riscontra, storicamente, una particolare attenzione e dove la fede cattolica ha sovente trovato difficoltà al radicamento.
Il 28 aprile è arrivata dal cielo, in elicottero, la statua della Madonna di Fatima, un’immagine minuta e tutta di colore bianco, in testa la corona con la pallottola che ha colpito Giovanni Paolo II. Sotto ad un po’ di pioggia, l’accoglienza nel grande piazzale dell’ex Berco, ai lati un migliaio e più di folla, un caloroso applauso per la benvenuta.
La cerimonia si è aperta con la tradizionale processione per arrivare in Chiesa, molti ombrelli aperti per alcune gocce d’acqua, l’arcivescovo, una ventina di preti, due sindaci, alcuni labari, alcune associazioni cattoliche, le preghiere mariane, i carabinieri per la sicurezza e i volontari per l’organizzazione. Poi si è arrivati sul sagrato, una breve sosta, e un pubblico di fedeli, e forse di curiosi, hanno riempito i banchi e le navate laterali della casa del Signore.
Il programma settimanale, poi, ha visto, momenti di adorazione, la preghiera per gli ammalati, per i gruppi giovani, per i bambini, il rosario, l’ora della spiritualità, le tante sante messe, i canti e la musica sacra.
Nel contesto abbiamo visto un consistente e costante afflusso di persone e di fedeli copparesi, ma anche provenienti dai paesini vicini e dalla città, in una sorta di inusuale pellegrinaggio che suscita una certa riflessione, non solo antropologica, ma che porta alla constatazione di una diffusa devozione mariana nella popolazione.
In tanti, tutti raccolti dentro alla Chiesa dei ss. Pietro e Paolo, rivoli di persone, anche di giovani, sono andati in visita alla Signora ogni giorno e ad ogni ora, dando senso ad una Copparo anche e soprattutto meravigliata dall’evento religioso.
La domenica del 4 maggio, al mattino, gli orionini (dell’Istituto secolare orionino) hanno chiuso i pellegrinaggi con la partecipazione del direttore generale dell’opera, una presenza che lascerà il segno nella comunità.
Abbiamo ascoltato, sottovoce, i commenti di alcuni pellegrini, anche non indigeni, ci siamo rivolti alla cattolicità, ai volontari, ai credenti, ai distaccati, agli indifferenti e ai curiosi, a chi era commosso e ha lasciato qualche lacrima, pensando a Fatima e al miracolo.
Lo abbiamo fatto come osservatori rispettosi, solo per capire, per analizzare l’avvenimento religioso, meglio l’evento straordinario, che va oltre la semplice cronaca degli avvenimenti locali.
Possiamo così concludere che nemmeno la stessa organizzazione non pensava ad un afflusso così grande di presenze di fede, neppure la stampa cattolica e Radio Maria; i dati superano i 20.000 pellegrini, provenienti da tutto il territorio contiguo a Copparo, dalle 35 parrocchie del vicariato foraneo di Sant’Apollinare, oltre ad alcuni pullman da Rimini.
Molti si sono ritrovati in questa Chiesa, hanno trovato un messaggio alto, la visione della Madonna, un cattolicesimo profondo, un senso vero della vita.
Qui c’era la certezza, sì la certezza e ancora la certezza, ci dicono in molti. Perché questa società secolarizzata e globalizzata, immersa nella crisi economica e sociale, vive solo di incertezze e di paure, con un’invisibile visione di futuro; accorrere a vedere la Madonna, invece, significa, cercare il senso e la verità e tornare a casa con un qualche certezza in più.
Anche la cattolicità nel suo complesso è rimasta sorpresa dalla massiccia partecipazione, sentita e piena, di una spiritualità più escatologica che antropologica, quasi una lezione di letteratura sociologica.
Alcuni hanno sommessamente commentato che questo è anche il segno dei tempi; forse ci aiuta a capire quel Francesco venuto dalla fine del mondo, forse c’è una svolta dei costumi, forse quei legati pontifici di un tempo lontano hanno chiuso una presenza, forse non c’è una risposta.
Impensabile, sì veramente impensabile, la Provvidenza ci lascia attoniti… poi vedremo.

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Enzo Barboni



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