L’immagine di questa settimana non è una sola, ce ne sono molte altre da mostrarvi. Perché, in questo caso, vanno fatte vedere, e più ce ne sono, più fiducia potremo avere nel futuro. Si tratta di volantini sparsi e incollati un po’ ovunque, per la città di San Pietroburgo, la città considerata ancora oggi il centro culturale di tutta la Russia. Le sue mostre, dalle icone ortodosse alle opere di Kandinsky, l’opera e il balletto, il famoso Teatro Mariinsky con i suoi spettacoli, le tante iniziative culturali lo stanno a dimostrare.
Sì, perché la Russia è anche cultura, e non dobbiamo dimenticarlo, soprattutto di questi tempi. Queste foto sono state pubblicate su facebook da una cara amica (naturalmente non farò il suo nome), conosciuta proprio durante un incontro culturale gemellato con la Russia. Lei è russa di San Pietroburgo, traduttrice dal russo all’italiano. Un ragazza giovane e bella che non ha mai visto la guerra. Passeggiando per la città, ha fotografato questi biglietti, attaccati sui muri, dai pacifisti russi. Aveva manifestato per la pace. Ora è scappata in Serbia. Molti suoi amici stanno ancora manifestando in piazza, rischiando multe salate e l’arresto da parte della polizia russa. Rischiando botte e abusi di potere ogni giorno.
Lei è amica dell’Italia e soprattutto dell’Ucraina. Proprio con una sua cara amica ucraina, aveva pensato che questa primavera, sarebbe stato il momento giusto per partire e fare il cammino di Santiago. Dopo una pandemia è quello che sognano molti giovani; un viaggio che possa rimanerti dentro per la vita e scacciare via le paure, ricominciare a vivere. Invece il suo viaggio è stato verso la Serbia per mettersi al sicuro. Mentre l’amica è dovuta rimanere a Kiev, intraprendendo tutt’altro viaggio nell’orrore. Dalla Serbia scrive ancora, dice che alcuni volantini sono stati stracciati; come molte parole che la diplomazia internazionale cerca di mettere in campo.
Dalla Serbia, lei mi manda traduzioni, le poesie ucraine della sua amica di Kiev. Vuole conoscere e far conoscere, che ci sono tante Russie e tante Ucraine. Mi dice della sua preoccupazione per i suoi cari amici, che si nascondono nelle metropolitane di Charkiv, e non sa quando potrà rivedere. E di un’altra amica, maestra elementare a Kiev, che sfida la guerra continuando a fare lezione ai suoi bambini.
Questi biglietti parlano. Parlano di una generazione di giovani russi che è contraria a questa guerra indecente; nuove generazioni che si sentono parte di un mondo intero e non di una sola nazione. E anche se nel 2022 le guerre imperversano ancora, non solo in Ucraina, ma in molte parti del globo: c’è ancora speranza nel futuro, c’è ancora il nuovo e il bello, per creare invece di distruggere. Un mondo giovane che combatte senza imbracciare le armi, ma solo le parole. Sarà poco, ma Gandhi, sicuramente, avrebbe sorriso.
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Ambra Simeone
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