La Novena di Natale: preghiere che si recitano nei nove giorni che precedono il 25 dicembre nel calendario liturgico. E’ uno dei ricordi più forti legati al Natale di Lucia, Teresa e Maurizio: “Non so bene come spiegare quelle sensazioni, era una specie di periodo di preparazione, Natale per la nostra famiglia iniziava con la Novena”, racconta Teresa.
“Ogni giorno la celebrazione era alle sei del mattino”, perciò non è difficile credere a Maurizio quando confessa che le prime cose che gli vengono in mente sono “il buio, la neve e il freddo, molto più di ora”. Chissà quanti degli odierni strenui difensori della tradizione natalizia cristiana si sveglierebbero per nove giorni alle sei del mattino solo per recarsi, digiuni sia ben chiaro, a piedi in chiesa e prepararsi con canti e preghiere all’arrivo del bambinello di Betlemme? E poi, dopo una breve sobria colazione, via a scuola o al lavoro fino a sera.
“La cosa bella era che, forse proprio per il buio, le persone uscivano di casa tutte insieme. Quindi si intravedevano per le strade questi gruppi di persone, contadini e braccianti, che nella semioscurità arrivavano dalle varie vie e dalle grosse tenute del paese e si radunavano mano a mano davanti alla chiesa”, in un brusio che si faceva sempre più vociante.
Anche la chiesa era semibuia e fredda, anzi “gelida, allora non esisteva il riscaldamento”, ma nonostante ciò “era gremita, le donne a destra e gli uomini a sinistra, oppure addirittura dietro l’altare. Le famiglie più in vista avevano il proprio banco, mentre per gli altri c’erano le sedie e per averne una bisognava fare un’offerta. A volte però capitava che finissero anche quelle”.
“Ogni volta si accendeva qualche luce in più e l’ultimo giorno di Novena, la mattina del 24 dicembre, la chiesa si riempiva di luce perché tutti i lampadari erano accesi come nelle grandi solennità”. Inoltre a ognuno veniva distribuita un candelina sottile sottile e quando si accendevano tutte insieme formavano una folla di piccole fiammelle tremolanti, quasi fossero damigelle al seguito delle luci sfavillanti dei lampadari della chiesa.
“Per noi bambini solitamente la messa era un po’ noiosa, sai allora era ancora tutta in latino, quindi si recitava a memoria senza sapere bene cosa significassero le parole. Non era così però nel caso delle celebrazioni di quel periodo. In particolare aspettavamo la fine del kyrie*, intonato in modo un po’ stonato da una signora che si chiamava Anita – confessa Maurizio, sorridendo ancora al pensiero – perché poi iniziavano i canti che ci facevano entrare nell’atmosfera del Natale. Eravamo tanto infreddoliti, ma felici”
*Kyrie Eleison è un’antica preghiera della liturgia cristiana, in seguito alla riforma liturgica nel rito romano in lingua italiana è stata tradotta “Signore, pietà”.
4. continua
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Federica Pezzoli
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