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di Maria Paola Forlani

La relazione cinema-arti visuali è senza dubbio uno dei ‘fondamenti impliciti’ caratterizzanti le espressioni artistiche del XX  e del XXI secolo e ha anche un equivalente speculare in molta, colta e non, iconografia cinematografica.
Le prospezioni critiche di Rudolf Arnheim (Film als Kunst, del 1933) e di Carlo Ludovico Ragghianti (Cinema arte figurativa, del 1952) possono considerarsi, nella dichiarata diversità della metodologia e dei paradigmi applicati, fortemente indicative.
L’affermazione e la diffusione dell’arte video degli ultimi due decenni, preannunciata dalle insistite espansioni translinguistiche del movimento Fluxus negli anni Sessanta e Settanta, si pone in una linea di continuità rispetto alla storia e alla preistoria delle prime avanguardie, insieme a quelle delle neoavanguardie del dopoguerra.
Parallelo a questo tracciato, ma ben differenziato per organizzazione strutturale e destinazione, è lo sviluppo del documentario d’arte, internazionalmente rubricato come ‘film sur l’art’ o ‘film on art’, dove didattica e informazione visuale sostengono la lettura cinematografica delle opere d’arte. A questo contesto sono riportabili gli originali critofilm di Ragghianti, realizzati secondo un rigoroso, e ogni volta specifico, modello critico-interpretativo.
Il cinema d’artista degli anni Settanta in Italia elabora una composita esperienza di ricerca in un clima fervido di progettualità creativa. Artisti visuali e ‘cineasti’ indipendenti si trovano affiancati ‘militanti’ dentro le stesse utopie, linguistiche e oltre. L’irruzione del video, particolarmente in Italia e in Francia, spinge prima a un’eclisse e poi a una rapida mutazione le sperimentazioni del cinema indipendente, insieme soggettive e politiche. L’influenza della nuova dimensione performativa delle espressioni artistiche, più forte nel clima degli anni Settanta negli Stati Uniti ma presto affermata anche in Europa, sancisce il tempo reale, il produttivo abbattimento della frontiera canonica tra arti dello spazio e arti del tempo, grazie alle possibili articolazioni del nuovo medium in grado di coinvolgere presenza e continuità della dimensione del tempo.
Il video prende piede negli anni Sessanta, un momento politico, sociale e culturale di grandi cambiamenti in tutto il mondo. In questi anni si prende coscienza di molte cose. La società sta cambiando, stanno cambiando i costumi, ci si sta preparando a una grande rivoluzione: il Sessantotto. Anche l’arte da quel momento in poi, non sarebbe mai più stata come prima. Si assume una coscienza politica diversa, si diviene consapevoli del proprio corpo.
Sin da subito il video viene investito da un’aura particolare che lo trasforma quasi immediatamente in “video-arte”, traendo un po’ quell’aspetto di effimero, di fragile, che inizialmente ha costituito la sua differenza rispetto al più nobile cinema.

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Andy Warhol a Ferrara nel 1975

Nel 1972 a Ferrara il direttore della Galleria d’arte moderna e contemporanea Franco Farina istituirà il Centro Video Arte di Palazzo dei Diamanti, con la preziosa e geniale conduzione di Lola Bonora, responsabile di questo settore. Sino al 1994 il Centro è stato riconosciuto da manifestazioni artistiche di livello internazionale, quali la Biennale di Venezia e Documenta di Kassel. Si è mosso da subito con grande cognizione di causa e volontà di azione e ha chiamato a collaborare alcune delle personalità più interessanti della video arte italiana e straniera: Marina Abramovic e Ulay, Michele Sabin, Gianfranco Barucchello, Claudio Cintoli, Mario Schifano, Nam Jume Paik, Woody e Steina Wasulka, Gianni Toti, Cristina Kubish, Giuliano Giuman, Klara Kutchta, Nanda Vigo, Greta Safarty, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Emilio Vedova e Fabrizio Plessi.

Per recuperare e riportare in vita questo straordinario archivio di memoria artistica e storica, le Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara hanno avviato un progetto di preservazione e restauro che si giova della collaborazione di uno dei centri di riferimento internazionale in quest’ambito: i laboratori La Camera Ottica e CREA del DAMS di Gorizia – Università di Udine, sotto la supervisione della professoressa Cosetta G. Saba. Nel 2013 ha preso il via una vasta campagna conservativa, che prevede l’archiviazione, la migrazione digitale, lo studio e la video-presevazione del vasto corpus di videotape del Centro Video Arte, secondo un protocollo adottato dai laboratori di Gorizia. A dare un contributo fondamentale a questa iniziativa è stato il generoso sostegno della Fondazione Pianori, che ha finanziato un ampio intervento nell’ambito del suo impegno per l’incremento e la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale di Ferrara, in particolare delle collezioni d’arte moderna.

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Lola Bonora, Carlo Ansaloni e Giovanni Grandi

L’esposizione “Videoarte a Palazzo dei Diamanti 1973 / 1979. Reenactment”, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara, presenta al pubblico i primi esiti di questo lavoro d’equipe, riconsegnando alla storia una selezione di opere video degli anni Settanta.
I curatori hanno scelto di ri-allestire la parte iniziale della mostra “Videoarte a Palazzo dei Diamanti 1973/1979”, a cura di Janus e ospitata nel Foyer della Camera di Commercio di Torino nell’aprile del 1980, che rappresentò un primo fondamentale bilancio delle ricerche d’avanguardia prodotte dal Centro, ma costituì anche un significativo momento di riflessione sulla natura del video, sulle sue culture, sul suo immaginario, sulla sua estetica, nel momento in cui la posta in gioco era la definizione di un nuovo statuto dell’opera d’arte.
La mostra è allestita nelle sale Benvenuto Tisi da Garofalo di Palazzo dei Diamanti, che sono state uno dei teatri delle multiformi iniziative del Centro, e si focalizza sulle 19 opere monocanale che figuravano nella sezione “videoarte” della mostra torinese: videotape nati dalla sperimentazione creativa sulle possibilità espressive del segnale elettronico e messi in onda su singolo monitor.
La rilettura e ricontestualizzazione dell’esposizione del 1980 nella cornice di uno degli spazi espositivi del Centro stesso, associata alla presentazione dell’intervento di recupero su due opere di acclamato rilievo internazionale, rappresenta un primo importante momento di studio e di reenactment del fondo video nella prospettiva della messa in valore dell’archivio nel contesto del futuro assetto museologico di Palazzo Massari.

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Lola Bonora con alcune collaboratrici

Grazie alla sapiente intraprendenza di Lola Bonora, responsabile del Centro Video Arte, alla collaborazione di Carlo Ansaloni, ma soprattutto grazie alla grande competenza tecnica e creativa di Giovanni Grandi, quel settore delle Gallerie fu in continuo dialogo e provocazione culturale con le scuole e con gli Istituti di cultura italiani e stranieri, tra cui l’allora Casa Cini di Ferrara (ora soppresso da, drammatici, eventi curiali). Grazie a questa collaborazione e alla figura di don Franco Patruno le proposte didattiche si allargarono in un turbinio di attività dinamiche. Indimenticabili i video sul teatro contemporaneo e giapponese commentati dallo stesso Patruno, lo splendido video su Chagall che accompagnava le mostre dell’artista russo esposte tra Palazzo dei Diamanti e Casa Cini, opera del giovane video maker Franco Ferioli. E molto ancora si potrebbe ricordare di performance ed episodi culturali di quella ‘età dell’oro’ nella quale la cultura non era solo un termine di fredda rappresentanza, ma ricerca, solidarietà e dialogo con la città che accoglieva questo universo di idee creato da Franco Farina e dai suoi indimenticabili collaboratori.

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Redazione di Periscopio



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