Banksy, sempre Banksy, questo magnifico e poliedrico artista di cui s’ignora l’identità. Banksy che colpisce ancora, che non smette di stupire il passante ignaro, che fa pensare, che fa sorridere, che non fa corrodere, che fa correre, che fa dipingere e colorare. Banksy che non smette di sorprendere, di svegliare le menti addormentate e assopite da frastuono e abitudine, che fa piovere sulle pietre secche di anime ruvide e irrigidite.
Il suo cuore c’è sempre, lasciato a noi, in prestito o in dono, un cuore che pulsa, quello dell’amore e per l’amore, quello della strada e per la strada, quello di uomini e donne che s’incontrano e uniscono le loro magie, quello di bambini che si abbracciano felici, quello che si misura e che si usura, quello che non smette mai di palpitare e di gridare. Momenti di cuore, momenti del cuore, momenti d’umore, momenti nei momenti, momenti dei movimenti, momenti delle menti. Tutto batte, tutto pulsa, tutto gira, tutto si muove. Siamo fermi, per la strada, di fronte a un muro che ci parla, in rispettoso silenzio. Lui resta lì, fisso, potente, grande, alto, marmoreo, possente, statico, imponente. Eppur si muove.
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Simonetta Sandri
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