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Una suggestiva mansarda in un antichissimo palazzo di via Borgo Vado, nel centro storico di Ferrara, pieno di storia, a testimonianza di un presente e di un passato sigmificativi, i ricordi di una vita. Alcuni finestroni aperti sul cielo, lungo le pareti centinaia di grandi tele dipinte, tutte ben allineate con accanto un vecchio tavolino pieno di pennelli vecchi e nuovi, tubi di colore strizzati, rulli. La mansarda è il “rifugio” ideale per un artista. In questo palazzo è nato e continua a vivere il medico-artista ferrarese Alberto Vita Finzi. Un bravo medico specialista (ora in pensione), un bravo artista proveniente da una notissima famiglia ferrarese. Un navigatore solitario per scelta, schivo, che non ha mai fatto parte di un gruppo o di una corrente artistica. Ha sempre dipinto, fin da piccolo, ispirato dal nonno materno (pittore), che lo ha inconsciamente avviato a quella che sarebbe diventata la passione della sua vita (pur laureandosi in medicina con due specializzazioni). Ha mostrato a pochissimi la sua vasta produzione artistica (centinaia di opere), e la sottoscritta ha avuto il privilegio di aver “respirato” la sua intensissima arte.
Non è un artista “costruito”, è fresco ed ha attraversato, come credo si convenga ad ogni artista, varie fasi pittoriche, per approdare, infine, all’arte informale. Che cos’è l’arte informale? Il termine informale sta ad indicare la tendenza verso un nuovo modo di creare immagini, senza ricorrere alle forme riconoscibili.
L’arte di Alberto Vita Finzi cerca di rappresentare ciò che non possiamo vedere né toccare, ma di cui sentiamo la presenza. Alla domanda che cosa rappresenta per lui l’ispirazione, replica: “Un bisogno necessario per comunicare le mie emozioni”. Indubbiamente, il fine conclamato dell’artista è quello di vincere la superficie nei suoi successivi sviluppi, dove per Vita Finzi non si tratta più di esperienze ma di realizzazioni molto importanti.
In questo suo “rifugio” dipinge tele che a volte sembrano più grandi delle stesse pareti. E’ proprio qui che la sottoscritta ha potuto osservare la vera e propria interazione, con scatti talvolta di puro lirismo o vibrante passione e anche di intensa drammaticità. In ogni sua opera si avverte immediatamente una forte carica e molte, appaiono come campi di “battaglia”. Egli smaterializza la realtà esistente e la trasferisce sulla tela. I colori si amalgamano fra loro dando una lettura del suo esprimersi. Una pittura che assume una nuova morbidezza e una nuova sensibilità spaziale, raggiungendo soluzioni di alto valore artistico e di notevole piacevolezza, immersa nel “mare magnum” dell’arte informale.
Artista di notevole capacità che trasporta sulle tele una sapiente stesura cromatica, realizzando così opere colme di valore, in un linguaggio del tutto personale.
Ed è appunto questa potenza di sentimento (cosciente o causale, che importa?) che cattura lo spettatore.

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000


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