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A bordo di un aereo si può pensare a qualsiasi cosa. Ci si riesce a isolare, volando, guardando le nuvole, sbirciando fuori dal finestrino sperando che solo il sole amico ci possa raggiungere. Se poi si ha nelle orecchie una musica che lascia i pensieri liberi, perché non ha parole che distraggono, frasi che distolgono, punti che impediscono alla mente di essere libera, il gioco è fatto. Di solito le note di Abel Korzeniowski accompagnano i miei voli, lunghi o corti che siano. Sempre con me, sono le poche che riescono a ispirarmi, a tranquillizzarmi, a cullarmi.
Basta, inoltre, giungere le mani in una sorta di meditazione yoga e la tastiera vola. E tu con lei.
Se qualcuno ti osserva, come pare fare il vicino curioso dalla pelle olivastra (peraltro carino), puoi sembrare un po’ strambo, con una testa che ondeggia al ritmo di una musica che solo tu conosci, uno sguardo perso nel nulla e magari un po’ vuoto e rivolto verso la cabina lontana, piedi che si muovono, dita che suonano un pianoforte immaginario e che, subito dopo, scorrono veloci sul tuo leggero e agile computer portatile che ormai ti accompagna ovunque.
Ma e’ divertente e la tua mente e’ sola in mezzo a cento passeggeri, sei avvolto solo in te stesso e da te stesso, in mezzo a mille voci, chiacchiericci e pianti di bambini che ormai non senti più. Nulla ti tocca. Con quella musica che ti difende. Ogni tanto senti il ticchettio della tastiera e dei tuoi pensieri leggeri. E il vicino è sempre li’ che ti osserva ancora. Imperterrito. Sempre carino. Le note del pianoforte volano veloci, la paura che avevi al decollo, dopo tutto quello che sta succedendo nel mondo dell’aviazione, e’ scomparsa, la potenza della musica trascina i battiti del cuore, i bassi echeggiano, rimbombano nella cassa delle preoccupazioni ormai allontanate. Ecco un violino e non ci sono più piloti, hostess che ti portano da bere, steward che ostentano un carrellino del duty free misero e triste (c’e’ ancora chi compra le sigarette, roba d’altri tempi…). Non c’è più nulla. Sotto ci sono le montagne, quelle stesse che tenti di esorcizzare quando pensi ai fatti recenti, che tenti di dimenticare, che non vuoi ricordare, sopra appaiono le nuvole rosa che ti ricordano che anch’esse possono essere poesia per i tuoi occhi e musica per la tua mente. Da quassù, il mondo è bello, levigato, pulito, ordinato, armonioso, delicato. Sereno. Sembra quasi in pace, felice e illuminato dai raggi di un sole tranquillo.
Le divise dei militari di Paesi che hai sorvolato, passando il più lontano possibile dalla linea di confine tabù, non ci sono, non esistono più, da quassù. Giovani ballerine vestite di bianco li hanno portati via, lontano, prendendoli coraggiosamente e delicatamente per mano. Con la leggerezza del loro candire. Non c’e’ guerra, non ci sono armi, mappe, rotte, missili, carri armati, pallottole, Kalashnikov, religioni, morti o feriti. Non ci sono pazzi.
I miei pensieri volano lontano, le paure fanno bye bye. Almeno per un po’, il tempo di un cd.
E questo grazie a un violino. Un semplice ma intenso, splendido, potente e immenso violino.
Ora posso chiudere gli occhi e lasciarmi accarezzare solo dalla sua dolce melodia. Senza paura.

Fotografie di Simonetta Sandri, Prima mondiale del balletto Hamlet, Mosca, Teatro Bolshoi, Nuova Scena, 14 Marzo 2015.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


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