Quella porta misteriosa si era, infine, aperta e ci eravamo ritrovati in un antico androne dal sapore di lontano e curioso mistero.
Le scale alte e ripide ci avevano introdotto in un ambiente degno di una scena dove solo Lucrezia Borgia poteva venirci incontro.
Una ragazza di altrettanta grazia e bellezza ci accoglieva, avvolta da una mantella leggera bianca di soffice lana ricamata. I lunghi capelli ricci le avvolgevano le esili spalle, un fiore fra le mani, proprio come la giovane figlia di papa Alessandro VI. Sorriso sereno.
L’androne era avvolto da un profumo particolare, una via di mezzo fra un delicato incenso orientale e un bouquet primaverile fiorito.
La giovane, che ci aveva visto fotografare il suo portone d’ingresso, ci aveva aperto incuriosita e aggraziata, pronta a svelarci cosa ci celava dietro di esso. Le spiegavamo la nostra curiosità, lei era ben felice di soddisfarla. Libri antichi riscaldavano le pareti di antica pietra, vasi di fiori e di piante accarezzavano e avvolgevano i lunghi corridoi. Alle pareti, quadri di antenati e di paesaggi lontani. Alcuni rappresentavano scene nordafricane, altri scene indiane. Nonni e bisnonni erano stati grandi viaggiatori, oltre che scrittori e poeti. Tutto sapeva di passato, di un passato magnificente. L’atmosfera era d’incanto, ci tenevamo a farvi penetrare con noi in quelle sale d’altri tempi ma così vive.
Non mancavano candelabri e candele, lampade e lampadari degni della sala da ballo di Cenerentola. E, in effetti, nell’immenso e caldo salone ci accoglieva il principe, un ragazzo elegante e raffinato, innamorato della giovane padrona di casa. Entrambi l’incarnazione della felicità, della serenità e dell’amore puro. Del bello.
Dietro quella porta c’era un altro mondo, allora, molto diverso da quello fuori, quasi un tempo fermatosi per stare solamente con se stessi. Un’isola felice. Le scale ci conducevano a una sala da pranzo finemente apparecchiata, fino a una camera da letto che si svelava unicamente ai tetti. Da lì una tenda ricamata ci apriva la mente al cielo. Potevamo sognare e immaginare quello che volevamo, da quel luogo da favola. Quello che c’era, in realtà, dietro quella porta, era una finestra sul mondo. Una finestra che si apriva solo alle sue bellezze e che si chiudeva quando il buio tentava di entrare e portare pensieri cattivi. Una finestra sempre aperta per la bellezza e la serenità e che faceva filtrare solo la luce a chi voleva vederla e trattenerla. Una finestra che accoglieva unicamente le stelle. Una finestra che lasciava fuori i malvagi, che era aperta per tutti coloro che volevano respirare e volare. Una finestra magica.

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Simonetta Sandri
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