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LA MOSTRA
Dal 5 dicembre a Palazzo Turchi di Bagno nuova edizione della Biennale d’arte Don Franco Patruno

Articolo pubblicato il 30 Novembre 2017, Scritto da Redazione di Periscopio

Tempo di lettura: 3 minuti


di Maria Paola Forlani

Non sono state modificate le caratteristiche del bando iniziale. E’ ancora una Biennale riservata ai giovani artisti. Restano invariati i premi-acquisto e la mostra personale del vincitore. Questa seconda edizione della Biennale d’arte Don Franco Patruno si apre però con un respiro più ampio. E’ cambiata la geografia di riferimento, dilatata ora a tutto il territorio nazionale.

La Biennale d’arte Don Franco Patruno è una riflessione sulla contemporaneità, sulle risposte e sulle sollecitazioni con le quali l’esperienza artistica si inserisce nella realtà dei nostri giorni.
Nel decennale della scomparsa è giusto ricordare la figura per la quale è nata questa Biennale. Don Franco Patruno è stato un punto di riferimento religioso, intellettuale, artistico per generazioni di giovani, artisti e non solo. I molti legami con il nostro territorio e la sua azione infaticabile dedicata alla scrittura, alla pittura, alla promozione viva della cultura, sono nella memoria di quanti lo hanno conosciuto. In questo decennio per ricordare don Franco si sono svolte molte iniziative – dalla pubblicazione di parte dei suoi scritti all’esposizione di sue opere grafico-pittoriche, e poi convegni e conferenze. Questa biennale diventa l’occasione per dare continuità alle sue idee, allo spirito con il quale amava vivere tra i giovani per ascoltare le emozioni che l’arte sa trasmettere attraverso le sue variate forme di espressione.
G.C.

Don Franco Patruno

Dieci anni sono un intervallo di tempo sufficiente per cogliere l’entità di un lascito culturale e umano e ragionare su quello che è stato don Franco Patruno, scomparso appunto un decennio fa, significa inevitabilmente riflettere anche sulla misura della sua assenza. L’impronta delle idee e degli stimoli che don Franco ha elargito nel corso della sua vita si riconosce nitidamente nelle personalità di molti di coloro che, in un modo o nell’altro, hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con lui. Quanto abbia quindi inciso la figura di don Patruno nel nostro territorio è presto detto: moltissimo. Basta scorrere negli archivi la mole di attività organizzate e curate, soprattutto nel ventennio in cui è stato direttore dell’Istituto di cultura Casa Cini: centinaia di mostre di arte contemporanea e altrettanti convegni, incontri e dibattiti con le personalità più rilevanti della scena intellettuale italiana.
Ma più facilmente l’importanza di questa presenza – e quindi, oggi, di questa assenza – si può misurare dal numero di occasioni in cui il suo nome viene ancora fatto, non solo per rievocare un’epoca brillante della città in termini di elaborazione di idee e progetti, ma per citare un modello imprescindibile di vigore intellettuale, purtroppo non ben conosciuto da chi era troppo giovane in quegli anni o addirittura doveva ancora nascere.
Uno dei ‘segreti’, se così si può dire, del carisma della sua personalità consisteva nel suo modo di affrontare ogni questione con uno spirito lontano da ogni paternalismo, moralismo o pregiudizio. Se a ciò si aggiunge la sua attività di artista si può intuire quanto lontano dagli stereotipi legati al suo ruolo sacerdotale sia il ricordo che ha lasciato. Con delicatezza e intelligenza ha saputo creare uno spazio comune di confronto con chiunque, e soprattutto con chi si faceva portatore di idee lontane dalle sue scelte, offrendo una dimensione di piena libertà di ragionamento e di espressione. Ciò che per lui, in ultima analisi, contava davvero era la possibilità di rintracciare nel confronto degli strumenti che permettessero di avvicinarsi insieme al senso profondo dell’esistenza. Ѐ una delle sue tante lezioni, questa, che non sembra affatto essere diventata obsoleta.
Massimo Marchetti

Biennale d’arte Don Franco Patruno 2017, 5-18 Dicembre 2017, Palazzo Turchi di Bagno, Ferrara

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani