LA MOSTRA
Che gusto, in quei libri. Guide e ricettari da vedere in Ariostea
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Ogni ricettario è una promessa: acquolina in bocca, ricordi, desideri. Come affacciarti a una vetrina di pasticceria o annusare il profumo di pane che esce da un fornaio. Forse, anzi, di più. Certo, ci devi aggiungere immaginazione, voglia di prendere in mano le cose e quel tanto di fortuna (o abilità) necessarie perché tutto riesca come deve. Resta il fatto che un libro di ricette o una guida a locali e ristoranti ti fa sempre sentire l’ebbrezza di tutto quello che – almeno potenzialmente – potresti fare. E’ come un biglietto aperto per mille viaggi, nel tempo e nello spazio.
Ecco, se adesso qualcuno va in biblioteca Ariostea, a Ferrara, può dare forma e colore quella sensazione lì. Si entra dal portone di Palazzo Paradiso, che già nel nome ricorda, non a caso, una torta molto amata da una dama estense. Vai a destra e sali lo scalone monumentale che porta alla sala di lettura di giornali e riviste, la attraversi tutta girando poi ancora a destra, fino ad arrivare nella sala dove è la tomba di Ludovico Ariosto. E, lì, ti si apre un mondo di libri e di sapori. A partire, giustamente, dal famoso Messisbugo, che ora dà il nome a un locale affollato per l’aperitivo, ma che è soprattutto il padre di tutte le raffinatezze imbandite sulle tavole degli Este e non solo.
Dietro alle teche in vetro allestite da Arianna Chendi e Angela Poli ci sono i libri più preziosi e il percorso più significativo. Quello che parte, appunto, dall’elenco di pecore, maiali, vacche con cui Ludovico e Gabriele Ariosto tengono “Il conto dei contadini” tra 1517 e 1522 e passa inevitabilmente dalla celebre raccolta di piatti tramandati dallo “scalco”, cioè dal cuoco rinascimentale Cristoforo da Messisbugo, e pubblicato nel 1549. Sorprendenti per la loro attualità i volumi all’insegna del recupero. Da “Non si butta via niente!” tratto dalle “Ricette di Petronilla” ante-guerra e riproposto nel 1966 dalla società Plasmon in forma di “consigli per la massaia italiana” fino al recentissimo “La cucina degli avanzi” stampato nel 2014 da Este edition. Ma c’è anche un libro seicentesco che sembra anticipare mode vegetariane e salutistiche come “Archidipno, ovvero dell’insalata e dell’uso di essa” edito nel 1627, dove si discorre con golosità di lattuga, indivia, rucola, borragine. Non mancano testi aulici e un po’ scherzosi come il poemetto di Scipione Sacrati Giraldi d’inizio Settecento, dedicato ai molteplici usi e bontà della carne di maiale, intitolato “La porcheide”. O “La salameide” di Antonio Frizzi del 1772. C’è pure una rarità come il “Poema del pane”, scritto da Corrado Govoni per un giornale di cui la biblioteca conserva il ritaglio. Precursore di attuali riscoperte, come quella delle uova e carni di storione del Po, è Luigi Veronelli che già negli anni Sessanta se ne andava “Alla ricerca dei cibi perduti”. Lì il gastronomo rintraccia una produzione di salmone affumicato e la registra insieme con l’etichetta originale di questo come di altri prodotti, nel volume edito da Feltrinelli nel 1966. Un pannello a parte testimonia, poi l’origine ebraico-ferrarese della produzione di caviale del Po, fatta dalla Nuta con le uova di storione e che ora Slow food rilancia a Ferrara con una piccola vendita presente ogni sabato in città, al Mercato della terra.
La cosa bella della biblioteca è che, di solito, quello che vedi, ti piace e desideri, te lo puoi portare a casa. In prestito, ovviamente. In questo caso non si può, perché tanti libri sono incunaboli antichi del Quattro e Cinquecento, e per – quelli moderni dedicati alla salama da sugo, al pampapato o anche allo storione rintracciato da Veronelli – si possono prendere in mano e sfogliare sul tavolone in fondo alle teche ma, per portarseli via, occorre aspettare che la mostra finisca. Se si è bambini o ragazzini, però, la voglia di scartabellare a casa un ricettario o qualche storia di cioccolato, zucca o riso può essere esaudita. Con clemenza i bibliotecari comunali hanno pensato bene di allestire una mini-mostra di libri sul cibo, pieni anche di bei disegni. E’ al piano terra, nel reparto dedicato ai lettori più giovani e dove ci si ritrova quando si scende lo scalone con le colonnine di marmo e i putti. Lì, bambini o meno, i libri si possono prendere e – se si è iscritti al servizio bibliotecario cittadino – ce li si può portare a casa. E via a mescolare e sperimentare tra divano e fornelli.
“Il gusto nei libri. Ricettari e usi gastronomici tra gli scaffali”, sala Ariosto della Biblioteca Ariostea, via Scienze 17, Ferrara. Fino al 30 luglio, ingresso libero, lunedì-venerdì ore 9-18,30; sabato ore 9-12,30. Visite guidate su prenotazione allo 0532 418200.
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Giorgia Mazzotti
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