Opere e sculture di Tonino Lombardi che ora sono in mostra alla Casa dell’Ariosto di Ferrara riempiono un intero salone della casa newyorkese di Steve Reeves, l’attore americano diventato famoso per i tanti eroi dell’antica Roma a cui ha dato un volto e un corpo statuario, da Hercules a Romolo, fino al figlio di Spartacus.
Sono tele dalle pennellate informali e i titoli suggestivi, quelle di Lombardi. Superfici pittoriche che percorrono chilometri di terra e decenni di pittura per mettere in scena un contrasto di colori capace di coniugare il tratto informale di Emilio Vedova con la forza sanguigna dei toreri spagnoli, il segno calligrafico e musicale di Kandinsky con quello lirico di Mirò. Perché l’artista, a cui il museo civico dedica questa rassegna di opere informali, ha dietro di sè una carriera strana e importante, fatta di contrasti e di un successo ondivago, che percorre vie particolari, portandolo dalla nativa Puglia fino oltreoceano. Un viaggio lungo una vita intera e composto di centinaia di quadri firmati da un uomo eclettico, pieno di energia e mai sazio di vita.
A riportarlo qui, ora, tra le mura dove ha pensato e scritto Ludovico Ariosto è la volontà degli eredi di fare conoscere la produzione di un artista che nella vita sceglie la professione del medico, ma non rinuncia mai a quell’attrazione irresistibile per l’estetica che eredita dal padre e che finisce per trasmettere ai suoi eredi.
A descrivere una personalità tanto affascinante e composita è il maggiore dei suoi figli, Gianni. Che racconta: “Il nonno era un pittore-decoratore di chiese, ma dopo avere imparato da lui le tecniche dell’ornato e della figura, il papà decide di seguire gli studi di Medicina a Napoli, dove si laurea per poi dedicarsi a questa professione prima nella nativa Puglia e poi a Roma”. Ma la bellezza resta in cima ai suoi pensieri – fa notare sorridendo Gianni Lombardi – e lo porta a scegliere la strada della medicina estetica e, fuori dall’ambulatorio, gli fa percorrere quella della musica, delle frequentazioni artistiche e letterarie e di una produzione incessante che lascia in eredità 1200 olii, migliaia di disegni, ceramiche e sculture di grandi dimensioni.
Nato nel 1924 a Monteleone di Puglia, Tonino Lombardi, inizia a dipingere negli anni Sessanta, trasferendo dapprima sulla tela i paesaggi irpini. La matericità delle scene della sua giovinezza va via via orientandosi verso un astrattismo informale una volta che, approdato a Roma, inizia a frequentare le gallerie d’arte e artisti come Corpora, Cagli, Monachesi e, sopra tutti, Afro. Molto conosciuto in Spagna, il Paese che anno dopo anno ospita i suoi lavori prima a Madrid e poi alla Casa degli italiani di Barcellona e che fa un po’ da trampolino di lancio per la sua carriera artistica in America latina, con monografiche dedicate a lui a Buenos Aires, Montevideo, fino a quella postuma, di Lima, l’anno successivo alla sua scomparsa,avvenuta nel 2008.
Sulle strade che portano l’opera di Lombardi in giro per il mondo ci sono il critico Maurizio Calvesi, un cardinale che introduce il suo lavoro in Vaticano facendone dono a papa Wojtyla, ma anche la docente e storica dell’arte Ada Patrizia Fiorillo, che cura i cataloghi monografici degli ultimi anni della sua produzione e che è docente all’università di Ferrara. E’ lei che, nel catalogo della mostra ferrarese, mette in evidenza il connubio, nei suoi quadri, di “una materia cromatica connotativa di stati d’animo, disposti alle interferenze della quotidianità e agli umori della vita”. Questa, infatti, la sintesi più efficace di opere all’apparenza astratte e che poi – a uno sguardo più attento, accompagnato quasi sempre dalla didascalia rivelatrice del titolo – raccontano gli aspetti evocativi che guidano la narrazione compositiva. E’ il caso di “Bosco”, in mostra a Ferrara, con il giallo solare tra i blu, i turchesi e i verdi che emergono luminosi dal fondo grigio. Ma anche dei blu danzanti della “Festa sull’acqua” e dello squarcio rosso e sanguigno del “Toro trafitto”.
La mostra “Tonino Lombardi. Paesaggi dell’astrazione” è visitabile fino a domenica 21 giugno 2015 nelle stanze del piano terra della Casa dell’Ariosto, via Ariosto 67 a Ferrara. Da martedì a domenica ore 10-12.30 e 16-18. Ingresso lbero.
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Giorgia Mazzotti
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