Ultimamente mi capita sempre più spesso di uscire di casa e imbattermi in persone che stento a riconoscere. Temevo si trattasse di mia distrazione, o peggio di sintomi di incipiente senilità. Ed ero un po’ abbacchiato per questo. Invece mi sono reso conto che il problema è un altro. Hanno tutti la barba! Anche quelli che si radevano due volte al giorno. E’ per questo che fatico a mettere a fuoco volti noti, così, travisati da inedita peluria come sono, appaiono sconosciuti…
La maturata consapevolezza mi ha procurato sollievo: non sono improvvisamente rincitrullito, non più del solito almeno. D’altro canto la scoperta mi ha pure creato un po’ d’orticaria: possibile che alle mode non si riesca proprio a resistere? Persone di spirito apparentemente indipendente, che mai nella loro vita si sono sognate di rendere ispide le gote, ora che soffia il vento in quella direzione, si mostrano subito pronte a piegarsi all’ultimo “must”.
Qualcuno, a dire il vero, ci ha pure guadagnato in charme, e non è solo il caso del nostro Dario Franceschini, gratificato da Luciana Litizzetto dagli schermi di “Che tempo che fa” dell’appellativo di figoide per quell’innovazione che ha dissipato la precedente aria da chierico. Ma così non è per tutti. Altri stanno veramente male. Però, come ci ricorda Gaber, “quando è moda è moda”…
Ed è proprio questo a indispormi, al punto da rendermi invisa la mia stessa barba trentennale. Fastidi personali a parte, quel che emerge è la conferma di un bisogno diffuso di stare nel rassicurante gregge: la barba quando è richiesta; il capello lungo o corto, ispido o curato secondo tendenza; la maglietta con il logo più in voga del momento… E’ sempre più desolatamente evidente l’equazione: appaio dunque sono. O così mi illudo d’essere: travestito per (soprav)vivere.
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Sergio Gessi
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