La menzogna come nuova categoria politica. Intanto nel Paese cresce la disperazione e monta la rabbia
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Sono mesi che Enrico Letta e Matteo Renzi si incontrano, in segreto o in pubblico,da soli o in compagnia, a Firenze, a Roma o da qualche altra parte. Tutte le volte i comunicati ufficiali e le immagini hanno parlato di colloqui proficui, di ampie collaborazioni, dell’impegno di ciascuno dei due nel proprio campo, il primo al governo del Paese, il secondo a fare il sindaco di Firenze e il segretario del Pd.
Oggi siamo, pare, al redde rationem: Letta se ne va (se ne dovrebbe andare) ed al governo, come premier, entra (dovrebbe entrare) Renzi. Mettiamo un doveroso condizionale, non si sa mai. Intorno a quello che Antonio Polito ha definito oggi sul Corriere della Sera “il congresso infinito”, ecco il solito agitarsi, il totoministri, chi va e chi viene, i favorevoli, i contrari, i battaglieri, i prudenti, i vendicativi e così via.
Dunque, alle categorie della (bassa) politica dobbiamo aggiungere sistematicamente la menzogna come fattore costitutivo? La valutazione della politica, comunque, ormai si deve compiere solo sugli atti concreti: i discorsi stanno (quasi) a zero, perché figli di uno Zeitgeist (spirito del tempo) dal respiro e dalle visioni mediocri.
Nel Paese reale, intanto, la gente è sempre più povera, i giovani non lavorano, ci si suicida, si ammazzano le donne e i figli, l’Italia frana, la ‘ndrangheta è la più potente mafia del mondo dopo la scoperta della connection con Cosa Nostra per il traffico di eroina, eccetera. In giro c’è rassegnazione, rabbia, impotenza.
Ha ragione Fiorenzo Baratelli: i detentori del potere politico stiano attenti. E stiamo attenti anche noi. Non solo perchè un demiurgo potrebbe portare l’Italia nel baratro, ma anche perchè la disperazione può generare odio e violenza generalizzati e incontrollabili.
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Franco Stefani
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