La memoria corta del capo dello Stato
Da Paolo Giardini
Il Giorno della Memoria comporta la periodica fioritura annuale di pubbliche recriminazioni. Giustamente. Perché la vergogna nazionale delle leggi razziali grida vendetta.
Per una strana prassi, l’incombenza commemorativa non è assegnata a storici preparati e ai pochi Testimoni ancora viventi ma resta a carico delle autorità, cioè dei politici in carriera ai vertici delle istituzioni. Già, i politici. Gli esperti di niente, unica cosa di cui sanno tutto. Possono parlarne per ore, in profluvi di retorica.
Nei giorni scorsi ci si è messo anche Mattarella a straparlare: «Il fascismo non ebbe meriti, le leggi razziali sono macchia infamante». Geniale l’imbeccata offerta a Casa Pound! Con l’autorevole accostamento di una sciocchezza ad una verità, s’è fatto un gran servizio alla chiarezza!
Che bisogno c’era di contestare meriti mai smentiti dai fatti? Per quanto rozzi, i neofascisti difficilmente ignorano quello che Mattarella dimentica: l’AGIP (l’origine dell’ENI) nacque nel 1926; INPS, INAIL, IRI e almeno una dozzina di altri organismi di pubblica utilità furono fondati negli anni ‘30; l’INAM (il nome iniziale della sanità pubblica, oggi chiamata S.S.N.) nel gennaio del ‘43. Le fondamenta dello stato sociale sono così fascisticamente senza merito che, salvo il togliere la F presente nelle sigle, hanno continuato il servizio fino ad oggi senza soluzione di continuità. Si provi a fare un paragone di merito con la Cassa del Mezzogiorno fondata nel 1950 …
Così anche questa volta è andata buca: nessuna autorità ha precisato che le nefandezze di massa succedono quando si è obbligati a rispettare tutte le leggi, anche le più idiote. Con l’avvertenza che non è necessario essere fascisti per creare leggi-feticcio. L’unico vero obbligo di ciascuno è quello di dare udienza alla propria coscienza, non a ciò che sta scritto o non scritto nella Costituzione.
«Le misure persecutorie messe in atto con le leggi razziali favorirono l’ignobile lavoro dei carnefici delle SS.» ha aggiunto Mattarella, dimenticandosi ancora qualcosa: che dopo il 25 luglio ‘43 si liberarono gli antifascisti, si abbatterono dappertutto i fasci littori, ma contestualmente gli elenchi nominativi degli Ebrei e loro recapiti rimasero negli archivi delle Questure, nonostante gli appelli di personalità israelite che chiedevano di distruggerli. E da quegli archivi, zelanti burocrati italiani li trassero solo per consegnarli alle SS. Il dettaglio non è per nulla trascurabile, caro Presidente.

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)