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Il sequestro di un casale inabitato e di un magazzino a Vaccolino (riconducibili ad un imprenditore calabrese indagato) a seguito di un’operazione disposta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Firenze, induce una riflessione. Ciò che è avvenuto rispecchia quanto già da tempo è noto. Non è certo un segreto, infatti, che le ndrine, cosche malavitose riconducibili alla ‘ndrangheta calabrese, siano radicate nel ferrarese.
Poco più di un anno fa sull’Espresso, Lirio Abbate aveva disegnato una mappa delle infiltrazione mafiose; il legame tra la malavita organizzata calabrese e il business dell’edilizia ferrarese era dato per certo. Il settore è stato per anni, almeno gli ultimi 10, assai importante nell’ambito del riciclaggio di denaro sporco. Il ferrarese era una lavatrice posizionata in un angolo tranquillo e silenzioso dell’Italia del nord. Se ieri il business illegale era l’edilizia, l’altro ieri lo è stato il traffico di rifiuti tossici, che sulla Romea ha avuto diverse “stazioni” accertate tanto da vantare sul tema una notevole bibliografia prodotta dall’Ateneo bolognese.
Quale attenzione riservi oggi la n’drangheta al mattone non è dato sapere, certo è che seguendo le orme dell’imprenditoria ufficiale, la diversificazione dei propri affari resta un buon modo per mantenerli in equilibrio.

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Redazione di Periscopio



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