Tanti anni fa andai in Somalia, come inviato de “il Giorno”, per intervistare Siad Barre, il dittatore che non molto tempo dopo sarebbe rimasto vittima di un attentato; aveva inventato il “socialismo scientifico” e lo slogan “Africa for africans”: era un personaggio interessante Siad Barre, aveva fatto la scuola militare a Modena, dove aveva assorbito i primi rudimenti di una socialdemocrazia, come si può dire?, capitalista, di cui Modena è stata grande e non sempre intelligente progettista riuscendo soltanto in modo formale a coniugare il capitalismo con una vera politica sociale, equazione mai riuscita ad alcuno, perché chi ha tentato la soluzione ha finito col vendersi al capitale (ogni riferimento a Giuliano Ferrara, a Bondi e amici è puramente casuale). Anche Barre s’inchinò al capitale (italiano), da qui l’amicizia con Craxi e la sua filosofia de “la barca va”. Finì a schifo, com’era prevedibile: in occasione di quel mio viaggio incontrai persone molto intriganti, soprattutto i vecchi, sopravissuti al colonialismo italiano e testimoni delle atrocità compiute in Africa dai nostri celebrati “esportatori di civiltà latina”. Noi italiani in quella plaga ne abbiamo fatte di tutti i colori, come le scudisciate in faccia al nero che per strada non salutava, pur non conoscendolo, il bianco italiano. Scrissi i miei articoli sfatando (o cercando di sfatare) il mito dell’italiano buono, caritatevole, tollerante. Scrissi che gli italiani sono un popolo razzista, ignorante, violento, genericamente fascista. Quelle testimonianze fornite dai vecchi somali, confortate dalle affermazioni di un anziano colono del nord d’Italia, sono finite in uno dei bellissimi libri di storia di Angelo Del Boca, il più importante storico del colonialismo italiano. Sono passati, dicevo, molti anni da quel mio viaggio e le mie convinzioni di allora vengono confortate ogni giorno da quel che avviene in questo nostro villaggio della nuova vita: il razzismo non è morto, come la violenza quando può essere esercitata in situazioni di sopraffazione, quando si agisce con la convinzione di essere dalla parte del potere. Quello che è avvenuto a Lampedusa, l’isola dei morti viventi, la Guantanamo italiana, è lì purtroppo a dimostrarlo, sono passati 68 anni dalla caduta del fascismo, ma il manganello nero è sempre pronto a colpire, noi italiani siamo inesorabilmente, inguaribilmente fascisti, il resto – mi pare – è bolsa retorica.
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Gian Pietro Testa
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