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Da: Addizione civica

 Persino gli “sgomberi” si possono’ fare nel rispetto del benessere della città: la fretta fa male a tutti, anche a chi la impone.
Leggiamo, da dichiarazione dell’assessore Nicola Lodi, che sono stati fissati i termini per la chiusura del Campo nomadi, che dovrà essere “sgomberato” entro il mese di luglio.
Molte associazioni del terzo settore di Ferrara si sono espresse chiaramente, chiedendo tempi più distesi per poter agire, in collaborazione con l’amministrazione locale, al fine di trovare una sistemazione consona all’accoglienza dei vari nuclei familiari di cittadini sinti italiani presenti nel campo.
Inizialmente sembrava ci fosse una disponibilità alla collaborazione.
“Non parliamo di sgomberi ma di soluzioni definitive per una situazione difficile in cui non possono vivere bambini, anziani e ammalati. È necessario intervenire subito e, inevitabilmente, andremo verso la chiusura del campo che presenta situazioni insostenibili dal punto di vista sanitario e igienico” . (…) Avvieremo tutti i contatti con le associazioni ferraresi per cercare una soluzione, da parte dell’amministrazione ci sarà massima collaborazione”. (25 giugno 2019 estense.com),
Oppure:
“L’obiettivo condiviso” dichiarato dalla giunta è “smantellare il campo di via delle Bonifiche garantendo ai residenti, in particolare alle famiglie con minori o fragilità, soluzioni alternative positive e indirizzate a percorsi di autonomizzazione. Le valutazioni di carattere operativo saranno volte a salvaguardare, in primo luogo, l’inserimento scolastico dei minori che già frequentano la scuola” (8 luglio estense .com)
Non è mai stato chiaro però quale potesse essere la collaborazione dell’amministrazione comunale che da subito ha affermato che non erano previsti, per i cittadini italiani sinti, interventi di sostegno abitativo differenti da quelli riservati a tutti gli altri cittadini, e che da parte dell’Amministrazione non c’era disponibilità ad assegnare o a mettere a disposizione stabili afferenti al patrimonio pubblico né terreni, nemmeno per situazioni temporanee, i cui costi sarebbero ricaduti ancora una volta sulle spalle dei cittadini ferraresi.
Come se anche gli abitanti del campo nomadi non fossero cittadini ferraresi.
In seguito i toni sono cambiati ed è stato chiaro che la collaborazione significava chiamare tutte le associazioni per affidare loro il compito e l’onere, anche economico, dell’accoglienza.
Gli Assessori Coletti e Lodi, a domanda diretta dei giornalisti , hanno risposto chiaramente che non erano previsti compensi alle associazioni e che le uniche soluzioni previste erano quelle date dagli “strumenti a disposizione di qualsiasi cittadino in difficoltà economica”.
L’indisponibilità delle associazioni, dettata da difficoltà oggettive e dall’assenza di un progetto condiviso per affrontare la situazione, è stata immediatamente letta come “mancanza di disponibilità concreta”, accusando Ferrara di non essere una città aperta all’accoglienza.
Con tono di sfida veniva affermato dal Vicesindaco Nicola Lodi: “Vediamo se le associazioni li lasciano in mezzo alla strada o meno, vediamo se hanno la forza di ospitarli per qualche mese. Il nostro compito è mettere in sicurezza il campo”
Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà nei confronti delle associazioni di volontariato che da anni intervengono, anche in situazioni di emergenza, per affiancare e sostenere le varie situazioni di disagio sociale presenti nella nostra città, vorremmo ricordare agli assessori comunali che è compito loro affrontare e risolvere i problemi della città di cui sono amministratori e che il terzo settore non può e non deve in nessun modo sostituirsi a loro.
Occorre costruire insieme progetti condivisi e lavorare insieme per il bene comune della nostra città.
Non pensiamo che occuparsi esclusivamente delle donne con bambini possa essere considerata una soluzione, né tantomeno il dividere al loro interno i nuclei familiari.
Non pensiamo che uno sgombero forzato del campo possa essere accettato tranquillamente dai residenti e che il rischio potrebbe essere quello di far salire la tensione sociale, generando azioni violente sia da parte dei concittadini sinti che delle forze dell’ordine.
Pensiamo invece che la paziente strada del dialogo possa essere la sola via possibile da percorrere per arrivare ad una sistemazione più dignitosa e conveniente dei nuclei familiari sinti della nostra città, auspicata da tutti.
Posticipare lo sgombero del campo nomadi non deve essere vissuto come una sconfitta perché il termine doveva essere tassativamente la fine di luglio, ma la vittoria del buonsenso o per meglio dire della saggezza politica che sa scegliere sempre la strada della coesione sociale.
Infine vorremmo ricordare al sindaco Alan Fabbri che durante la sua campagna elettorale ha costantemente affermato che sarebbe stato “il sindaco di tutti”, così come qualsiasi primo cittadino dovrebbe fare, quindi immaginiamo intendesse anche dei cittadini sinti presenti sul territorio comunale. 

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