La fotografia come riabilitazione nei disturbi alimentari Inaugurazione della mostra venerdì alle 17
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Da: Ufficio Stampa, Comunicazione Istituzionale e Digitale
Venerdì 12 ottobre alle ore 17, via Vignatagliata 18, Ferrara, si terrà l’inaugurazione della mostra “Comunicare la libertà, la fotografia e il collage analogici come supporto alla cura dei disturbi del comportamento alimentare”, realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara (Proff. Dario Scodeller e Davide Turrini) e il Centro Universitario Interaziendale per i Disturbi del Comportamento Alimentare, diretto dal Prof. Stefano Caracciolo, nel Dipartimento di Salute Mentale della Azienda USL di Ferrara.
In Italia, si stima che i disturbi del comportamento alimentare (ISTAT 2016) coinvolgano circa 3 milioni di persone, di cui il 95,9% sono donne e il 4,1% uomini, le diagnosi più frequenti sono Anoressia Nervosa (1,4-2,8 %) e Bulimia Nervosa (5%).
I l progetto, nato da una intuizione di Lucia Scanelli, e sviluppato nella sua tesi di laurea all’interno nel Corso di Studio in Design Unife, nasce dalla curiosità di sperimentare nuove forme di comunicazione attraverso l’uso della fotografia e del collage analogici, che possano facilitare l’espressione di stati interni. L’attività artistica infatti – spiegano gli organizzatori – può svolgere un ruolo importante in un progetto riabilitativo ed è uno strumento importante per agevolare il superamento della malattia, in quanto aiuta il rafforzamento dell’autostima, aiuta ad esplorare le emozioni, ad esprimere se stessi, a comunicare le proprie necessità e sentimenti e a gestire le dipendenze. Per questo progetto è stata utilizzata una macchina fotografica analogica e si è deciso di non definire alcun tema da proporre alle ragazze e ai ragazzi in cura presso il centro e ha previsto il loro coinvolgimento in tutti i processi che implicano l’utilizzo del rullino fotografico (scatto, sviluppo e stampa in camera oscura). Nei disturbi alimentari e specialmente nell’anoressia nervosa il paziente va incontro a meccanismi regressivi, per questo si è ritenuta adeguata la camera oscura, che viene percepita come un grembo materno, nel quale nasce la fotografia vera e propria. Inoltre, la fotografia analogica prevede una maggiore attenzione allo scatto, che porta a una riflessione più profonda su di sè, nel nostro caso utile a comprendere gli sviluppi della malattia nel corso dei mesi e a ‘liberare’ dai sintomi e dalle disabilità della malattia.
Sulla base degli scatti selezionati e poi sviluppati e stampati, tutti in bianco e nero, i partecipanti hanno composto foto-collage, di cui è stata allestita l’esposizione che rimarrà aperta fino al 19 ottobre, dal lunedì al venerdì, dalle 17 alle 20, sabato e domenica 11- 12:30 e 17 20.
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