L’eroe senza una storia si svegliò in piena notte, si mise a osservare alcune tenui gocce di luce nel buio della sua stanza, giungevano dai neon sempre accesi della strada filtrando dalle fessure delle persiane chiuse. Quelle gocce sbattevano scintillando sulla sua armatura nuova di zecca appoggiata ai piedi del letto…
Improvvisamente disse:
“Se chiudi gli occhi e guardi vorrei che qualche volta mi vedessi.
Ti sorriderei e farei cenni con le mani, ti accompagnerei per lunghe passeggiate nell’intricato parco dei tuoi sogni.
Vorrei esser lì con te, nel tuo mondo privato che pur non controlli.
Vorrei vivere un’avventura e salvarti dai pericoli, come un eroe delle fiabe sconfiggerei i tuoi incubi.
Se io non fossi io e tu non fossi tu: costretto nel mio letto e tu nel tuo.
Se il mondo fosse altra cosa di ciò che è: una barchetta di carta governata da formiche.
Se tutto questo e ancor di più non fosse, allora darei leggi fisiche ai desideri e prenderti per mano sarebbe certezza.
Ma la certezza si spegne e ricompare la luce, luce di un giorno uguale agli altri, indifferente alle angosce di un eroe dei sogni.
Licenziato dai tuoi sogni e dai tuoi pensieri, ho atteso un tuo improbabile richiamo.
E adesso, come un re senza il suo regno,
ricerco invano il mio lieto fine.“
Parlò in silenzio perché nella stanza era solo, soltanto lui e la sua armatura.
Le sue parole erano già lontane, perdute.
Nell’oscurità, appena oltre il letto, il profumo del bosco e il fruscio del vento sul manto erboso distraevano i pensieri.
Diede un ultimo sguardo alla sua splendida, lucente, inutile armatura, sempre pronta all’occorrenza…
Pronta a scomparire al primo squillo d’orologio.
Amateur (Aimee Mann, 1995)
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Carlo Tassi
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