Qualche giorno fa la Provincia di Ferrara ha pubblicato gli ultimi dati relativi ai disoccupati iscritti alle liste dei propri centri per l’impiego. Si tratta dei dati riferiti al 30 settembre 2013.
Poiché il numero degli iscritti, soprattutto in un territorio a forte vocazione agricola e turistica, è fortemente condizionato dall’andamento stagionale, è poco significativo il confronto con il dato immediatamente precedente, quello di giugno 2013.
Ricostruendo invece la serie storica, dal 2008 al 2013, delle rilevazioni riferite alla stessa data (come evidenzia la tabella) si possono fare alcune considerazioni.
La prima è che dopo il vero e proprio balzo degli anni dal 2008 al 2012, l’aumento registrato nel 2013 è assai più modesto.
E’ un dato che si presta ad almeno due opposte interpretazioni. O l’economia sta un po’ meglio e la fase più dura della crisi è passata, come diversi messaggi mediatici oggi cercano di dirci, oppure siamo ormai arrivati ad un punto tale che l’assenza di lavoro crea scoraggiamento e quindi una parte dei potenziali disoccupati pensa che non valga neanche la pena di iscriversi alle liste del collocamento. Paradossalmente, potrebbero anche essere vere entrambe le cose.
In secondo luogo è evidente dai dati che il problema principale, nella nostra realtà, è quello della disoccupazione in età “matura”, oltre i 40 anni di età. E’ qui che si colloca ormai lo stock maggiore di disoccupati e la tendenza è senz’altro quella ad un ulteriore acutizzarsi del fenomeno.
Questo non significa che la disoccupazione giovanile non sia un problema molto serio, che tra l’altro emerge solo parzialmente da questi numeri, visto che la gran parte dei giovani neo-laureati, pur essendo a tutti gli effetti alla ricerca di un lavoro, difficilmente si affida all’iscrizione alle liste di disoccupazione. Ma non c’è dubbio che la novità più socialmente dirompente, effetto della crisi di questi anni, è il forte aumento della disoccupazione in età matura, spesso accompagnata da scarsa capacità di autonoma riqualificazione. Un buon punto di partenza per parlare di formazione professionale e di come andrebbe forse radicalmente ripensata.
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Giuliano Guietti
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