LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Mobilitare i saperi. Qualcuno ci ha già pensato
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L’idea è quella di fare uscire saperi, cultura, esiti delle ricerche dalle aule accademiche, dalle biblioteche e dagli archivi, farli circolare, dare loro respiro, tradurli in ossigeno per le persone, per la società intera. Farli diventare oggetti di dialogo, di connessioni effettive con i bisogni di una società della conoscenza concepita in modo dinamico e non statico, aprire i sancta sanctorum della cultura alle necessità impellenti della nostra epoca. Colmare la distanza tra ricerche, nuovi saperi e la necessità di migliorare le competenze della società civile, sia sul versante politico, sia sul versante dell’organizzazione sociale, sia riguardo a tutti i settori produttivi e non in cui si articola la vita di ogni comunità.
È ciò che dal 2012 ha compreso il Forum canadese per la mobilitazione della conoscenza, il ‘Canadian KMb’, nato per iniziativa dei dipartimenti di scienze sociali e umane delle università canadesi (Sshrc). I Forum sono a tema e tutti possono partecipare, tutti ne possono beneficiare. Poiché l’idea è mobilitare le conoscenze, ogni anno i forum si spostano da una città all’altra del Canada, il tema per il 2015 è “La creatività come pratica per mobilitare le diverse forme del pensiero”.
I Forum sono organizzati come un’opportunità per condividere ciò che si sa e per spingersi oltre i confini degli attuali saperi. Sono eventi che fanno incontrare professionisti, ricercatori, studenti, amministratori, opinion-leader e le migliori menti impegnate nella arte e nella scienza. In questo modo la mobilitazione delle conoscenze appare come la condizione indispensabile per migliorare le prassi sociali, per processi formativi avanzati, per migliorare l’occupazione, per l’innovazione, per accrescere il valore complessivo della società.
Che viviamo nella società della conoscenza è un dato ormai ampiamente acquisito, come è indiscutibile che la conoscenza è indispensabile alla crescita del capitale umano. Ciò che invece rimane oggetto di dibattito, di riflessione e di critica è la gestione della conoscenza, ciò che gli economisti hanno definito come ‘knowledge management’, l’uso della conoscenza, la sua diffusione e fruizione in funzione del mercato e della globalizzazione.
Ci sono in gioco la democrazia, i diritti, l’autodeterminazione e le libertà. È evidente quando il governo delle conoscenze è nelle mani di pochi decisori, di interessi economici e politici, di strategie volte a condizionare scelte e comportamenti di persone, popoli e Paesi. Pertanto società della conoscenza e knowledge management non sono di per sé sinonimi di progresso, di conquiste sociali, di più benessere e di più democrazia. Specie se benessere e democrazia vengono dosati con strategica determinazione.
Ci sono però alcuni elementi che, oggi più di ieri, accomunano il destino della specie umana sulla Terra. Innanzitutto la consapevolezza di appartenere ad una umanità che condivide le proprie radici biologiche con il resto della natura, almeno per quanti culturalmente assegnano all’evoluzionismo un valore scientifico. E poi la globalizzazione. La globalizzazione come prospettiva mondiale ha contribuito a renderci consapevoli di condividere il futuro del pianeta con tutte le vite che lo abitano.
Da questo punto di vista il nostro futuro non ci appare dei più brillanti. La distruzione della biosfera, i cambiamenti climatici e gli squilibri dell’ecosistema operati dall’azione umana, unitamente al loro impatto ambientale e sociale, sono divenuti questioni sostanziali. È soprattutto sul fronte sociale che non siamo preparati, che siamo lontani dal prevedere le sfide poste dalle dinamiche globali della nostra epoca.
Il tema è, dunque, quali cambiamenti, quali conoscenze sono necessarie per confrontarci con queste sfide senza precedenti. Di conseguenza la nostra comprensione del comportamento umano collettivo e la nostra capacità di gestire tutto ciò diventano i fattori chiave, pertanto conoscenza e capacità di innovare l’organizzazione sociale, sia su scala locale che globale, sono il cuore del destino dell’umanità.
Una società della conoscenza non può che fondare il suo disegno e la sua evoluzione in accordo con la dinamica del valore sociale della conoscenza, che si nutre di idee, di emozioni, di lungimiranza, che sa guardare verso tutti quei territori che ancora non sono esplorati. Detto in questi termini, la società della conoscenza è sempre il luogo delle utopie possibili, del pensiero non improbabile. Parlare di cultura e di valore sociale significa assumere come punto di vista non gli interessi dell’economia e del mercato, ma il benessere collettivo.
Allora emerge una strada da percorrere, che si muove nella direzione dell’evoluzione della gestione delle conoscenze, che non è il knowledge management finora conosciuto. La strada è quella di mobilitare le conoscenze, di farle fluire nel tessuto sociale di tutti, per favorirne la più ampia diffusione e condivisione. E qui entra in gioco la grande rilevanza dei centri di ricerca, degli enti culturali, delle università, dei governi, delle comunità, dei network come agenti primi di questo processo. L’iniziativa canadese suggerisce un’idea di società della conoscenza nella quale le dinamiche collettive non sono quelle materiali e monetarie, ma quelle di ordine umano, culturale e civile, capaci di bilanciare le politiche di un knowledge management centrate sulla crescita economica e finanziaria.
Una società della conoscenza senza mobilitazione delle conoscenze non è altro che un controsenso. Se non si intraprende per davvero una strada capace di mobilitare, diffondere, condividere saperi e culture non solo faremo fatica a difendere e tutelare l’ambiente e la vita sul nostro pianeta, ma neppure potremo avanzare sul terreno della giustizia sociale, della lotta all’ignoranza, all’intolleranza, alla superstizione, al dogmatismo, al fondamentalismo i cui rigurgiti ogni giorno imbrattano le pagine della nostra storia umana. Del resto le maggiori conquiste di civiltà possono essere descritte come straordinarie mobilitazioni della conoscenza. Forse la più grande mobilitazione della conoscenza che mai la storia abbia conosciuto è richiesta oggi in cima alla scala della globalizzazione.
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Giovanni Fioravanti
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