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“Six memos for the next millennium” è il titolo che Italo Calvino diede a ciò che in Italia sarebbe poi stato pubblicato come “Lezioni americane”. Sei appunti per il prossimo millennio, consigli offerti agli scrittori nel 1985 presso l’università di Harvad.
Consigli che dovrebbero essere accolti anche da chi non scrive analogico o digitale, ma intende scrivere la propria vita sulle pagine dei giorni di questo vecchio mondo così carico di problemi e di ansie in modo da non trovarsi impreparati.
Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità, i temi delle lezioni di Calvino, non riguardano solo la forma dello scrivere ma anche la forma della nostra vita, dovrebbero informare ogni gesto della nostra esistenza in questo scorcio di millennio, che sembra quasi averci colto di sorpresa, alle spalle, ancora incerti e titubanti.
Innanzitutto la “leggerezza”, intesa come sottrazione di peso. Sottrarre peso ai pensieri, ai saperi, alle conoscenze facendoli galleggiare nell’aria per diffonderli, per comunicarli, per condividerli. Pensieri e saperi zavorrati nelle teche delle discipline, degli atenei, delle accademie che attendono di essere liberati, librati nell’aria per divenire di tutti, per abitare menti sempre più numerose, per essere rivisitati, riscoperti, ripensati.
La “rapidità”, che non è la velocità, è invece la possibilità di sconfiggere le lunghe attese dell’ignoranza, dell’insipienza, dell’impreparazione, dei saperi monopolio di alcuni ed esclusi a tutti gli altri. È risposta al tempo della vita che non attende i nostri tempi istituzionalizzati. È assecondare il respiro della storia che si sta narrando da protagonisti e non da comparse. Non è una corsa contro il tempo, ma la capacità di andare incontro al proprio tempo.
“Esattezza” è l’opposto della semplificazione delle risposte e dei pensieri, è la risposta alla complessità. La complessità richiede l’esattezza. Esattezza è poter disporre degli strumenti per avere una visione nitida del mondo, con descrizioni accurate e precise. È l’esattezza che ci può indicare le strade da percorrere per vincere le difficoltà e affrontare le sfide, quelle vere e non quelle solo immaginate o frutto delle manipolazioni.
La “visibilità” per poter vedere non solo davanti a noi ma al di là di noi. Avere lo sguardo oltre, non sempre ripiegato sul vicino, lo sguardo che non si appaga di vedere ciò che vede, lo sguardo dell’immaginazione. La visibilità riguarda i processi immaginativi, la forza di evocare il tempo e la società.
La visibilità si propone di vedere ciò che ancora non c’è, di raffigurarsi con gli strumenti del passato e del presente il futuro. La visibilità è come un grandangolo puntato sul tempo che verrà.
In fine la “molteplicità”. La molteplicità che è la cifra di questa nostra epoca globale, di questa nostra epoca attraversata dai flussi della migrazione, dalle culture che si intrecciano e si confondono. Di questa nostra epoca in cui certezze e paradigmi sono messi in discussione fino a frantumarsi.
E la molteplicità è appunto ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno, imparare cioè a guardare il mondo da un’altra angolazione, diversa da quella a cui c’eravamo abituati. Ma le angolazioni, anche quando mutate, non sono sempre le stesse, cambiano in continuazione.
Molteplicità significa che niente più è singolare, che dobbiamo smettere di considerare ogni cosa come un oggetto a sé stante, perché tutto può essere inteso come un groviglio di reti e di relazioni.
Il mondo ormai ha assunto le sembianze di una rete di interazioni.
E interazione è anche ogni giorno scrivere la nostra pagina di storia, aggiungere pagine al volume comune dell’umanità. La trama della narrazione dipende esclusivamente da noi, nessuno più non è responsabile, ciascuno di noi è chiamato ad applicare alla sua vita le regole di forma dettate da Calvino.
Sono le norme dell’arte come conoscenza, ma anche della conoscenza come arte, come arte o mestiere del vivere. Sono le norme per avere cittadinanza umana in questo secolo della conoscenza e del sapere, sono le norme che fanno dell’apprendimento non l’episodio di una vita, ma il senso di un’intera esistenza.
Sono le norme che consentono alla cittadinanza di ciascuno di noi nella relazione, nel dialogo, nell’incontro, nella diffusione e condivisione dei saperi di intessere le connessioni invisibili che rendano trasparente l’opacità del mondo.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it