Fa piacere scoprire che da qualche tempo, a soli quaranta chilometri da qui, a Bologna, l’amministrazione cittadina si sta muovendo lungo le direttrici della città della conoscenza, quelle stesse strade che ormai da alcuni anni andiamo suggerendo anche all’amministrazione della nostra città, ma ahimè con poco successo.
Dalle attività della Fondazione Golinelli al convegno tenuto all’Istituto Aldini Valeriani sul tema “Learning city: la città che apprende”, Bologna si è mossa con passo spedito, fino all’ultima novità, la mappa della densità culturale, che consente di vedere collegandosi al sito “http://bit.ly/mappaculturabologna” tutte le opportunità culturali presenti nelle diverse zone della città.
La stessa idea l’abbiamo avuta noi di “ferraraitalia”, è sufficiente cliccare sull’icona “La Città della Conoscenza”, che trovate in alto a destra nell’homepage del nostro giornale, per accedere al link “I luoghi della conoscenza a Ferrara” che ci siamo presi la briga di inventariare, considerato che il Comune, che avrebbe potuto farlo, non l’ha mai fatto. Ora, se vuole, il lavoro è lì pronto a disposizione di tutti, tradurlo in una mappa interattiva per il centro elaborazioni dati dell’amministrazione dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
Ma ciò che ci interessa è fare nostra l’idea non della cultura, ma della mappa della cultura, dei percorsi della cultura, della sua mobilitazione, perché cultura e conoscenza non sono la stessa cosa: la prima è statica, la seconda è dinamica. La cultura che non si traduce in conoscenza è cultura morta, è testimonianza di cultura, la cultura dei depositi e degli archivi.
Le società possono esistere, le culture formarsi, conservarsi, trasmettersi, svilupparsi, soltanto attraverso le interazioni tra gli individui. La cultura che modifica gli individui e la società è conoscenza, e solo le conoscenze rigenerano la società e la cultura. La nostra condanna è avere cultura e ignorare la nostra ignoranza.
Tutte le volte che c’è una iniziativa culturale nella nostra città dovremmo chiederci quanta conoscenza produce, quanta ignoranza ha spostato. Quanto è il pubblico che non ne è stato toccato. Quanto gli eventi culturali di una città ricadono sui suoi abitanti in termini di promozione e crescita culturale individuale. Si registrano i flussi turistici, gli introiti per imprese e commercianti, ma si ignora il valore, la ricaduta per il capitale umano della città.
Ecco, l’idea della mappa della cultura della città dovrebbe aiutare ad individuare indicatori nuovi, capaci di raccontare le trasformazioni del territorio e delle persone prodotte dagli eventi culturali, dal patrimonio delle risorse e delle occasioni culturali.
Come cresce, se cresce, il numero delle persone, giovani e adulti, che frequentano i luoghi della cultura. Come l’azione culturale messa in campo dalla città incide sulla diminuzione degli abbandoni scolastici, su migliori performance da parte di nostri studenti, sulla crescita del numero di laureati nella nostra università, sull’aumento delle competenze della popolazione adulta: pensare alla cultura in termini di ritorni non solo economici ma soprattutto di crescita per le persone.
Che prospettiva di vita hanno nella nostra città associazioni, strutture, centri e iniziative culturali anche minori, che non siano solo il teatro e le mostre, ma la rete brulicante di saperi e intelligenze di cui si nutre un territorio.
Si tratta di sapere in quali condizioni socio-culturali vive la conoscenza nella nostra città come risorsa prima dell’intelletto dei suoi cittadini. Comprendere come il capitale cognitivo è curato e investito in quanto peculiarità di ogni cittadinanza, quale cura e attenzione, quale consapevolezza abbiamo del potere che il capitale collettivo delle conoscenze acquisite ha per la città.
Rappresentarsi la città e la cultura su questa lunghezza d’onda aiuterebbe a fare passi avanti verso un’idea di cultura in grado di rigenerare la città e la cultura stessa.
L’importanza di avere la mappa delle attività culturali nutre una coscienza collettiva, diversamente distratta. Una coscienza collettiva che è la sostanza di ogni cittadinanza, perché cultura e città stanno in mutua relazione, fatta di interazioni tra le persone, a loro volta portatrici e trasmettitrici di cultura. La città come un grande intelletto collettivo che si rigenera continuamente a partire dalle interazioni tra gli intelletti dei suoi singoli cittadini.
Sostieni periscopio!
Giovanni Fioravanti
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it