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“A Fábrica”, cortometraggio del regista brasiliano Alysson Muritiba, ha ricevuto numerosi premi in festival importanti quali: Recife Cine PE Festival do Audiovisual, Festival de Sundance e Toronto International Film Festival.
Ambientato in un carcere brasiliano, rivela la volontà del regista di raccontare le problematiche sociali e politiche del suo paese. La trama del film è apparentemente semplice: una madre, grazie a un sotterfugio, consegna un telefono al figlio carcerato, per permettergli di parlare con la figlia, in occasione del suo compleanno. Quello che il film mette a fuoco è lo stato di degrado, povertà e disperazione in cui si muovono i personaggi, all’interno di un fatiscente carcere, preso a simbolo di una situazione reale.

locandina A fàbrica
La locandina di A fàbrica

Nonostante abbia interrotto gli studi, il regista grazie al fermento culturale di Bahia, la città in cui è vissuto, ha potuto sviluppare la sua cultura e avvicinarsi al mondo del cinema. L’idea di “A Fábrica” è nata durante i cinque anni in cui ha lavorato all’interno di un carcere, raccogliendo le confidenze dei detenuti.
Il film è il primo di una trilogia che continuerà a prendere spunto da questa sua importante esperienza, descrivendo altre situazioni e personaggi. “A Fàbrica” è stato interamente girato nel carcere di Ahú, una prigione abbandonata situata nello stato di Curitiba.
In quest’opera il regista riesce a trasmettere forti emozioni basandosi unicamente sugli uomini e i loro desideri, confinati, in questo caso, in un contesto sociale estremo. Muritiba gioca sui tempi e sui ritmi, non rivela nulla prima del dovuto, riuscendo a dare una spiegazione ai movimenti strani della madre e del figlio, gesti che non portano a fatti cruenti, come una rivolta o un tentativo di evasione, ma a una semplice telefonata alla propria figlia, nel giorno del suo compleanno.

fotogramma A fabrica
Un fotogramma di A fabrica

L’autore sa che non può cambiare il mondo, cerca di spiegare la sua visione delle cose per farci conoscere un mondo coperto da omertà e silenzi. Pur essendo una storia sviluppata in un contesto drammatico, la colonna sonora non utilizza musiche o suoni violenti, preferendo affidarsi a quelli reali della presa diretta. La camera segue i protagonisti, senza mostrare più di tanto gli ambienti in cui si muovono, provocando quasi un senso di claustrofobia, ampliando le inquadrature nel finale, come per esprimere un senso di liberazione.

“A fàbrica” di Alysson Muritiba , 2011, Brasile, durata 15’, con Andrew Knoll, Eloina Duvoisin Ferreira, Louise Forghieri

Clicca [qui] per vedere il cortometraggio “A fàbrica”

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.


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