La catena dell’amore
Un racconto di Carlo Tassi
C’era una volta un tempo d’attrazione e sincerità, di passione e complicità.
Forgiammo la catena dell’amore, fatta di promesse, certezze e miele nel cuore.
Due anime pure, sedotte, ubriacate. La mia e la tua, dolcemente incatenate.
I giorni trascorrevano lieti, leggeri, colorati.
Dolcezza nel palato, il sapore d’un sogno realizzato.
Dare tutto per scontato: ogni storia è una torta con crema e cioccolato.
Poi qualcosa si rompe.
I giorni uguali ai giorni, la noia sopraggiunge, il silenzio corrompe.
È capitato. L’amore è consumato, eroso, rovinato. Un boccone masticato.
Una voce dice: Non piangere sul latte versato, svegliati che il sogno è finito,
esci e cammina finché non sarai guarito!
Ma la catena non si spezza.
Stringe il petto, toglie il fiato. Il pensiero resta appeso, malato, stremato.
Da rifugio a prigione. Crudele la lezione, continua forzata la comunione.
Incatenati per amore, schiavi volontari, pronti al sacrificio,
pazzi e felici, agnelli tra le braci.
Questo eravamo, questo siamo, questo saremo.
E ciò che fu dolce un tempo, amaro è diventato.
La catena che un tempo proteggeva, ora è filo spinato.
Perché il passato non si cancella, resta intatto nella memoria,
doloroso inno alla vana gloria.
E la catena resta intatta,
ci avvinghia, ci controlla: la volontà annulla, l’anima incolla.
Perché la catena è invisibile, invincibile.
I nostri cuori cattura, ferisce, consola e cura.
E rivive il ricordo sbiadito d’un profumo perduto,
struggente retaggio di ciò che s’è vissuto.
Perché sublime è il rimpianto, irresistibile l’incanto.
Tutto è racchiuso in questa nostra indistruttibile,
rassicurante, spietata catena.
Il tempo dirà se n’è valsa la pena.
The Chain (Fleetwood Mac, 1977)
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Carlo Tassi
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