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Parliamo di carta: quanta ne buttiamo? E soprattutto quanta ne recuperiamo?
La carta è sicuramente uno dei materiali di maggiore attenzione in tema di riciclo. La frazione cellulosica e quella organica infatti rappresentano, nel loro insieme, il 66,2% del totale della raccolta differenziata. La composizione delle materie prime per l’industria cartaria in Italia vede la carta da macero al 49%, la fibra vegetale al 35% e gli additivi non fibrosi al 16%. Lo scorso anno sono state raccolte 6,3 Mt di carta e cartone. Di questi, 3,1 Mt provengono dalla raccolta differenziata comunale di carta e cartone mentre 3,2 Mt provengono dalla raccolta effettuata dai recuperatori privati sul libero mercato. I dati vengono dal Comieco, il consorzio che si occupa di avviare a riciclo e recupero i rifiuti di imballaggio cellulosici.
Nella nostra regione (fonte Arpa) si producono 637 mila di tonnellate di carta e cartone e se ne avviano al riciclo 342 mila, ovvero il 54%. Un buon risultato, che tuttavia l’importanza del materiale ci deve indurre a migliorare nel breve tempo.

Anche Clara sta facendo la sua parte: solo nel primo semestre del 2017 ha avviato a recupero 3.600 tonnellate di carta e cartone.
L’impegno e la partecipazione dei cittadini sono elementi fondamentali ai fini della qualità del materiale raccolto. Oltre agli imballaggi in carta e cartoncino, con la raccolta differenziata si raccolgono tutti i tipi di carta inclusa quella per usi grafici, la carta da disegno o per fotocopie e quella per la produzione dei giornali. Dunque sacchetti di carta, imballaggi in cartone ondulato, scatole per scarpe, per alimenti o per detersivi, astucci e fascette in cartoncino, giornali e riviste, libri, quaderni e opuscoli sono tutti oggetti che devono essere separati. Anche i contenitori per bevande in materiale poliaccoppiato (meglio conosciuto come Tetra Pak) vengono raccolti nei territori serviti da Clara come nella maggior parte dei Comuni italiani, insieme alla carta.

La crescita dei consumi, lo sviluppo economico e sociale, il modificarsi della composizione dei nuclei famigliari, sempre più frequentemente costituiti da uno o due componenti, il frazionamento dei pasti e la diffusione del commercio moderno sono tutti fattori che comportano una crescita degli imballaggi circolanti. Si stima che l’industria dell’imballaggio a livello mondiale generi un fatturato di circa 800 miliardi di dollari e soprattutto che l’Italia si collochi tra i primi dieci produttori mondiali di packaging. Si tratta dunque di un settore produttivo certamente importante dal punto di vista economico, ma sotto il profilo ambientale desta molte preoccupazioni.
Questo serve a sottolineare come prioritariamente siano fondamentali questi principi:
– incrementare i livelli di raccolta differenziata;
– analizzare i costi di gestione dei rifiuti di imballaggi;
– mappare i flussi di rifiuti di imballaggi e ottimizzare le modalità di raccolta al fine di promuovere la riduzione degli scarti;
– sostenere e promuovere iniziative al fine di favorire: la prevenzione nella produzione dei rifiuti e il mercato dei materiali e dei prodotti recuperati dai rifiuti;
– attivare campagne di comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini sui risultati di raccolta e recupero/riciclaggio degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio.

Una domanda infatti sorge spontanea: siamo consapevoli di quanti imballaggi ci portiamo a casa quando facciamo la spesa? Cosa si può fare per ridurne il quantitativo?
Ogni singolo cittadino ha un ruolo chiave fondamentale perché senza la sua collaborazione non si spezza la perversa produzione dei consumi inutili. Certo però serve un impegno generale a partire da chi progetta gli imballaggi (spesso per vendere e non per rispettare l’ambiente), a chi produce, a chi distribuisce, a chi vende.
Per questo è particolarmente importante l’analisi della filiera di carta, legno e vetro, in quanto rappresentano un punto di forza e un’opportunità per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla normativa vigente: tutto ciò è necessario per capire l’andamento del mercato nei prossimi anni in modo da rispondere prontamente alle possibili criticità che potranno emergere per effetto della crisi economica.

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Redazione di Periscopio



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