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La Basilica di Santo Stefano, una superstite dell’epoca romanica a Bologna

Articolo pubblicato il 19 Novembre 2018, Scritto da Francesca Ambrosecchia

Tempo di lettura: < 1 minuto


Mi trovo a Bologna e mentre passaggio in compagnia di un’amica, arrivo a Piazza Santo Stefano. Mi faccio incuriosire dalla Basilica omonima e colgo l’occasione per entrarci.
Dietro quella che sembra una “normale” chiesa, scopro che si nasconde un ampio complesso al quale si accede attraverso una porta sulla sinistra, una volta percorsa tutta la navata: tale edificio è conosciuto infatti come il complesso delle “Sette Chiese”, anche se ad oggi ne rimangono solo quattro. Non conoscendo l’edificio e la sua storia ne sono rimasta davvero colpita, ogni passaggio conduceva a un altro cortile o chiostro da ammirare.
Lo stile romanico è evidente sia negli interni che negli esterni. L’esterno della Chiesa del Santo sepolcro e l’ampio chiostro medievale, circondato da due piani di portici percorribili. Sotto questi ultimi si possono osservare un gran numero di lapidi, recanti quasi tutti i nomi dei caduti bolognesi durante la prima guerra mondiale.
È un ampio luogo sacro avvolto dal centro della città.

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Francesca Ambrosecchia



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani