Italia Viva Ferrara sull’intervento di Paolo Calvano in merito al Teatro Comunale di Ferrara
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Da: Italia Viva Ferrara
Nel caso fosse sfuggito a qualcuno, i teatri dal 1996 possono essere trasformati in fondazioni di partecipazione. Che cosa vuol dire? Con questa forma giuridica attori sia pubblici, sia privati possono contribuire al mantenimento e all’incremento del capitale della fondazione, che può così agire in maniera autonoma per preservare il patrimonio culturale e contribuire alla formazione della comunità, mantenendo la propria rilevanza storica.
Aprendo alla possibilità di far intervenire capitali privati attraverso finanziamenti diretti e indiretti, senza dover dipendere solamente dal contributo pubblico, ha permesso alla maggior parte dei teatri italiani di sopravvivere e di continuare e a incrementare le proprie produzioni originali, incentivandoli ad avere un bilancio in pari o in attivo, per poter accedere a sempre più risorse.
Negli Stati Uniti, così come nel resto d’Europa, il teatro è diventato un luogo sempre più aperto al pubblico. L’aggiunta di bar, caffè, ristoranti o spazi di condivisione ha fatto sì che i cittadini incominciassero a entrare nei teatri non solo nelle ore serali, ma anche durante il giorno, dando vita a un legame più profondo e duraturo. Molto interessante osservare il caso del National Theatre di Londra che si è affermato come il cuore pulsante di South Bank.
Se vogliamo osservare un esempio più vicino a noi basta pensare all’affitto del Ridotto del Teatro alla Scala, per la sfilata di Dolce & Gabbana presso il Ridotto del Teatro solamente nel 2015, dove hanno dialogato in perfetta sintonia talenti del tutto Made in Italy donando prestigio a entrambe le parti coinvolte.
A Ferrara non è successo nient’altro che questo. Un allineamento all’andamento attuale dell’ambiente artistico. Nulla di più.
Chi afferma, come fa il Segretario Regionale del PD, che il Teatro Comunale è stato trattato come “una trattoria”, non solo fa affermazioni demagogiche senza alcun fondamento, minando la sopravvivenza dei teatri italiani, ma sta inconsapevolmente rinnegando tutta l’azione e il lavoro fatto negli ultimi sei anni da parte del proprio partito.

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Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani