Per invecchiare bene occorre innanzitutto considerare la vecchiaia come un’età della vita, con le sue prerogative e opportunità proprie. E’ anche vero però che più invecchiamo e più ci ammaliamo, in quanto biologicamente si assiste ad una generale riduzione del numero delle cellule (atrofia) e ad una diminuzione dell’efficienza funzionale, accompagnata da modificazioni organiche e predisposizione ad una serie di disturbi.
Ma se si riuscisse a rallentare o modulare il processo di vecchiaia, ci si potrebbe ammalare molto meno e, al giorno d’oggi, con la prevenzione si può.
Terenzio scriveva “Senectus ipsa morbus est”, la vecchiaia stessa è una malattia. Questa tesi è ancora vera dopo oltre due millenni? Personalmente credo di no. E’ una teoria arbitraria, priva di veri fondamenti scientifici e dovrebbe essere smentita anche dal fatto che oggi si invecchia sempre più in buona salute. Non si tratta certo di trovare l’elisir di lunga vita ma di rimanere sani più a lungo, eccezionalmente liberi dalle malattie. Non esistono miracoli ma buon senso.
Ci sono molte teorie sul processo di vecchiaia, una delle più accreditate è l’endocrinosenescenza. Secondo questa teoria, invecchiamo perché le ghiandole che producono gli ormoni, le ghiandole endocrine, col passare degli anni incominciano a non funzionare più correttamente.
A questo proposito si possono verificare due condizioni:
1) inversione del ritmo circadiano di produzione ormonale;
2) diminuzione relativa-assoluta della produzione ormonale.
Un ritmo circadiano è un ritmo caratterizzato da un periodo di circa 24 ore. Il termine “circadiano”, coniato da Franz Halberg, viene dal latino circa diem e significa appunto “intorno al giorno”. Esempi di ritmo circadiano sono il ritmo veglia-sonno, il ritmo di secrezione del cortisolo e di varie altre sostanze biologiche, il ritmo di variazione della temperatura corporea e di altri parametri legati al sistema circolatorio. Oltre ai ritmi circadiani sono stati identificati e studiati vari ritmi circa settimanali, circa mensili, circa annuali.
I ritmi circadiani dipendono da un sistema circadiano endogeno, una sorta di complesso “orologio interno” all’organismo che si mantiene sincronizzato con il ciclo naturale del giorno e della notte mediante stimoli naturali come la luce solare e la temperatura ambientale, ma anche stimoli di natura sociale (per esempio il pranzo in famiglia sempre alla stessa ora). In assenza di questi stimoli sincronizzatori (per esempio in esperimenti condotti dentro grotte o in appartamenti costruiti apposta) i ritmi continuano ad essere presenti, ma il loro periodo può assestarsi su valori diversi, per esempio il ciclo veglia-sonno tende ad allungarsi fino a 36 ore, mentre il ciclo di variazione della temperatura corporea diventa di circa 25 ore.
Per quanto riguarda invece la diminuzione relativa-assoluta della produzione ormonale, basti dire che ci sono persone che a partire dalle undici della sera acquistano una carica incontenibile, che non andrebbero mai a dormire e la mattina non c’è verso di tirarle giù dal letto, e pur dormendo molte ore non hanno un sonno riposante. Si svegliano stanche. Tutto questo accade perché questo tipo di persone ha un ritmo di produzione del cortisolo circadiano invertito.
Ma cosa ha di tanto speciale il cortisolo?
Il cortisolo è un ormone che viene prodotto, assieme all’adrenalina, dal surrene, una piccola ghiandola collocata sopra il rene. Entrambi gli ormoni consentono di mettere immediatamente a disposizione le nostre riserve di energia, per far fronte alle situazioni di pericolo. La nostra biologia non è mutata ed è uguale a quella dell’uomo primitivo il quale si trovava sovente in condizioni di pericolo in cui doveva prendere una decisione rapida: combattere o fuggire. Adrenalina e cortisolo – mettendoci immediatamente a disposizione le riserve di energia – servono per affrontare questo tipo di situazioni. Non a caso vengono chiamati ormoni dello stress e antistress. Se la nostra biologia non è cambiate rispetto a quella dell’uomo primitivo, sono però cambiate le condizioni esterne. L’uomo primitivo, dopo avere affrontato una situazione di emergenza, poteva tirare il fiato, riposarsi, ricostituire le riserve di energia e consentire al surrene di preparare nuove scorte di adrenalina e cortisolo. Oggi è difficile trovarsi in condizioni di pericolo come quelle vissute dai nostri lontani antenati, ma il meccanismo adrenalina-cortisolo si attiva lo stesso perché le situazioni stressanti, pur essendo meno intense, sono più frequenti, quasi continuative. Il cortisolo infatti – ma anche il testosterone, gli estrogeni e altri ormoni – viene prodotto in maggiore quantità alle otto del mattino: nel corso della giornata la sua produzione tende a diminuire fino al minimo serale che ci consente di addormentarci. Se però continuiamo a richiedere al surrene continue ‘iniezioni’ di cortisolo, arriviamo a un punto in cui questa ghiandola comincia a perdere i colpi e a produrre sempre minori quantitativi dell’ormone.
Stando così le cose, dobbiamo domandarci, possiamo assicurarci uno stile di vita tale che ci permetta di arrivare alla vecchiaia con efficienza e senza malattie? Può una vita sana condurre al benessere totale della persona? La risposta è: assolutamente sì.
Per rafforzare la nostra convinzione è bene ricordare la massima del saggio Seneca che, nel De Brevitate Vitae, dice: “La vita non è breve ma è l’essere umano a renderla tale, disperdendosi e sciupando il tempo in mille vane occupazioni […] in un mangiare disordinato e troppo abbondante e uno stress brutale”.
Anche Pablo Neruda ci dà indicazioni validissime quando dice, “Muore lentamente chi non si appassiona più, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i, chi evita le emozioni che fanno battere il cuore.”
La vecchiaia è vita: imparare ad invecchiare è imparare a vivere.
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Nuccio Russo
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