Skip to main content

da: Marco Zerbinati

FERRARA. “ Che cosa c’è sotto “ è un libro diverso dal solito, che esprime un problema di certo non banale : a firmarlo è Paolo Pileri, professore di tecnica e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, nonché animatore principale del progetto VENTO e tra i promotori del Centro di ricerca sul consumo di suolo. E’ proprio il tema del consumo di suolo che tocca principalmente questo libro, e il 2 marzo ’16 il professor Pileri, coadiuvato dal progetto itinerante del Gruppo Hera “ Un pozzo di scienza “, ha incontrato diversi studenti dell’Istituto Aleotti di Ferrara, presentando il suo libro ed esponendogli questo problema che troppo spesso non viene ricordato, dimenticando che il suolo è una risorsa che si consuma ma non si rinnova.

Questo è un estratto di una breve intervista che il professor Paolo Pileri ha rilasciato proprio in occasione di questo incontro avvenuto con gli studenti dell’Istituto Aleotti.
E’ un caso che questo libro sia stato pubblicato nel 2015? Il quale è stato voluto dalle Nazioni unite come anno internazionale dei suoli.

<< Io mi occupo di suolo da tanti anni e lo sfruttamento di esso, soprattutto in Italia, deve essere un problema da fronteggiare il più velocemente possibile. Ci tenevo molto alla pubblicazione di questo libro proprio nell’anno passato, che l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha proclamato come “ Anno internazionale dei suoli ”, in cui i riflettori sono stati puntati su questa risorsa fondamentale per la vita, non che sia cambiato poi il mondo dal 2015 ad oggi, però non è certamente un caso >>.

L’acronimo che ha preso piede nel suo libro, U.G.O (Unica grande opera), ha incuriosito molto, potrebbe spiegarci il ragionamento ed il pensiero che c’è dietro ?.

<< Diciamo che c’è una tendenza che si è estesa a macchia d’olio, che continua a dire che l’unica cosa di cui noi dobbiamo occuparci è che il paese non venga giù a pezzi, invece la più grande opera pubblica a cui noi dobbiamo provvedere è la messa in sicurezza del nostro territorio : debellare il rischio di dissesto idrogeologico e recupero degli edifici, queste sono le vere grandi opere che dobbiamo impegnarci a sostenere nel nostro paese, sulla scia di questa idea si sono anche formati dei movimenti locali che si guardano tra di loro e si riconoscono grazie alla loro voglia di far capire che questa è la vera grande opera di cui dobbiamo occuparci e, nei suoi limiti civili, mi sembra veramente una buona cosa >>.

Ogni giorno in Italia si cementificano più o meno 70 ettari, una direttiva del 2013 dell’Unione Europea obbliga gli stati membri a far arrivare questo dato allo 0 entro il 2050. E’ possibile, secondo lei, raggiungere questo obbiettivo ?

<< Innanzitutto bisognerebbe avere la piena collaborazione tra tutte le autorità pubbliche competenti, non solo dei dipartimenti preposti alla pianificazione e alle questioni ambientali ma anche, e in particolare, quegli enti governativi che gestiscono un territorio, è quindi ora che l’azzeramento del consumo di suolo diventi un’aspirazione condivisa. E’ probabile che si riesca a raggiungere questo obbiettivo nel 2050, ma la vera sfida è innanzitutto anticipare di molto quel limite, diminuendo progressivamente il distacco da quello 0 >>.

Per concludere questa breve intervista volevo ricordare uno dei maggiori progetti che l’ha vista partecipe in questi anni, VENTO. Questo progetto ha a che fare con la tematica del suolo ?

<< Certamente, e voglio spiegarti anche il perché. Nei nostri comuni la gente vende la terra per riuscire a fare soldi, un ciclo fondamentale dell’economia, però noi stiamo provando a dire che forse ci sono anche altri cicli nell’economia, il cicloturismo è una cosa che tutti noi dobbiamo imparare a conoscere ed apprezzare; pensa che ogni chilometro di pista ciclabile, se costruito in una certa maniera, può produrre fino a 5 posti di lavoro, può dare un’indotti che, all’anno, oscilla tra i 100 ed i 300 mila euro, posti in cui possono nascere attività, e per queste attività non c’è nessuno spreco di suolo. Se questo progetto andrà in porto, vedremo nascere la prima ciclabile superiore ai 150 chilometri in Italia, con il crearsi di circa 220 mila posti di lavoro. Noi dobbiamo riuscire a guardare oltre quello a cui siamo abituati a guardare, e se continuiamo a guardare quello a cui siamo abituati allora faremo quello a cui siamo stati abituati a fare fino ad adesso, e cioè continuare a consumare suolo >>.

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

tag:

Riceviamo e pubblichiamo



Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it