Da: Informazioni Aldo Sindaco
Una doccia gelata ci ha svegliato la mattina del 5 Aprile, quando la stampa ha comunicato il parere della Soprintendenza datato 3 Aprile riguardante Palazzo Massari. La quarta doccia gelata degli ultimi mesi dopo “piano periferie”, palazzo dei Diamanti, MEIS. Quattro stop che purtroppo lasciano un cattivo retrogusto da dispettuccio politico. Dico questo perché credo che uno dei punti di forza dell’Amministrazione uscente sia stata la volontà di utilizzare come “modus operandi” delle trasformazioni urbane quello del concorso di architettura, strumento che premia la qualità di un progetto. Per necessità mi soffermo solamente sulla vicenda di Palazzo Massari, provando ad ordinare alcune fasi fondamentali del percorso:
L’amministrazione vede l’opportunità di restaurare palazzo Massari adeguandolo alle necessità di accessibilità e fruizione per farlo diventare una nuova polarità museale. A tal fine fa redigere un progetto di fattibilità tecnica.
Presentato alla Soprintendenza che lo approva nel febbraio del 2015.
Sulla base di questo parere ufficiale l’amministrazione redige il bando di gara di progettazione. Pubblicato il 02/11/2017 richiede ai partecipanti una forte coerenza con il progetto di fattibilità.
Il 10/08/2017 viene proclamato il vincitore, il cui progetto mantiene gli elementi fondanti del precedente.
Il 04/12/2018 il Comune di Ferrara trasmette alla Soprintendenza il progetto definitivo che, in linea con il progetto di fattibilità approfondisce i dettagli.
Il 02/04/2019 l’ingranaggio si inceppa. La Soprintendenza risponde al progetto definitivo con parere sospensivo che impone modifiche sostanziali, ponendosi in disaccordo con il suo stesso parere precedente. L’eventuale rettifica al progetto non sarà più controllata dall’ufficio del territorio ma direttamente dal Direttore Generale nazionale.
Questa sospensione crea numerosi problemi alla città poiché il progetto definitivo è ora da rifare. Bisogna investire nuove risorse per la progettazione, col rischio, nello scenario peggiore, di perdere gli 8 milioni di euro dedicati al restauro, lasciando il Palazzo Massari addormentato per chissà quanti anni ancora…
A questo punto non possono che nascere delle domande. È lecito che un’istituzione dia un parere che ha valore vincolante per proseguire negli investimenti e poi, a lavori conclusi, cambi idea quasi radicalmente? Pur accettando che le idee possano cambiare nel tempo, è giusto incaricare e, dunque, pagare nuovamente i tecnici per redigere un nuovo progetto che assecondi questo cambiamento? Che valore ha il parere vincolante della Soprintendenza se può cambiare radicalmente nel tempo? Che ruolo hanno ora gli uffici territoriali della Soprintendenza se il loro parere può essere superato direttamente dal Direttore Generale nazionale e non più degli organi preposti?
È evidente che i fatti accaduti non rientrano nella procedura “normale” che accompagna la realizzazione dei progetti. Questi quattro repentini cambi di rotta purtroppo coincidono in modo sconfortante con il cambio di governo e con il conseguente trattamento politico nei confronti di Ferrara. Trovo sbagliato che il Governo cerchi di bloccare sistematicamente il lavoro positivo fatto dall’amministrazione di un altro colore politico senza proporre soluzioni percorribili per riuscire a non perdere finanziamenti acquisiti. Faccio fatica a non vedere come positivo per la collettività locale l’investimento di milioni di euro provenienti dai fondi europei nella rigenerazione urbana e nel potenziamento del sistema museale cittadino, per adattarlo a ospitare mostre più importanti e dare una dimora alle tante opere d’arte moderna e contemporanea che ora giacciono nei depositi.
Auspico che su queste tematiche ci sia una forte coesione tra le parti politiche: il taglio di milioni di euro alla città di Ferrara, è un dato di fatto. Queste somme avrebbero offerto importanti occasioni lavorative per l’indotto ferrarese. Il potenziamento del sistema artistico museale rappresenta uno dei temi fondamentali per lo sviluppo dell’economia locale. Ma ancora di più: “Ferrara è bella” e la sua identità parla di arte e di cultura. Ferrara deve continuare ad essere tale, aprendosi al futuro con l’impegno concreto e consapevole dei suoi cittadini e delle sue istituzioni.
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