Intervento comunicato di Riccardo Grazzi per Cgil, Cisl, Uil al seminario “La tutela dei lavoratori fragili”
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Da: Susanna Garuti, Ufficio comunicazione, formazione e informazione
Nell’ambito del seminario di studio in streaming, intitolato “La tutela dei lavoratori fragili. Valutazione, ruoli, responsabilità e procedure di intervento” dello scorso 21 gennaio, al quale per la prima volta esperti e rappresentanti dei soggetti pubblici che lavorano nel campo della salute hanno discusso insieme della tutela sui luoghi di lavoro, Riccardo Grazzi in rappresentanza di Cgil, Cisl, Uil di Ferrara è intervenuto sul coinvolgimento e la relazione con i lavoratori in epoca Covid-19.
Prima della pandemia erano 24 milioni in Italia le persone afflitte da patologie croniche e una parte cospicua di questi in età ricompresa tra i 15 e i 65 anni, rientrando nella potenziale forza lavoro.
L’osservatorio nazionale sulla salute stima che le categorie maggiormente colpite sono i disoccupati e gli autonomi. Tuttavia più di 1/3 delle persone occupate nelle posizioni professionali intermedie presenta una cronicità, mentre il 10% ne presenta almeno 2. In ER il 42% della popolazione residente presenta almeno una patologia cronica.
La fragilità di salute è un fenomeno preoccupante affatto minore o minoritario, riscontrabile nelle attività professionali dall’alto numero di lavoratrici e lavoratori che denunciano o fanno registrare limitazioni alle capacità lavorative, anche a seguito dei troppi infortuni (in molti casi gravi) che si verificano e le tante malattie professionali che si radicano.
“La pandemia -ha relazionato Grazzi- morde anche per il fatto che contagio e decorso divampano in corrispondenza di condizioni di salute precarie e di condizioni socio economiche svantaggiate. La pericolosità di questo virus consiste nel fatto che si trasmette velocemente e cresce di più rispetto alle altre malattie in relazione alle debolezze soggettive dei gruppi sociali e delle persone che a quel gruppo appartengono”. Sul piano lavorativo ha proseguito Grazzi “spesso il lavoratore fragile, in adozione delle prime misure di precauzione, è stato dissociato dal contesto lavorativo, posto in una sorta di quarantena professionale, allontanato, ma nei loro riguardi vale il principio dell’eguale opportunità di potersi vedere assegnata la mansione in ragione della capacità di svolgere bene e con efficacia quella determinata attività”.
Il Medico competente dovrebbe agire sugli ambienti di lavoro e le postazioni, mentre il datore di lavoro dovrebbe agire sulle competenze del proprio dipendente, per ampliarle e migliorarle, modificarle “viene così da dire – aggiunge Grazzi – che la riduzione delle differenze ambientali e sociali ancor prima che l’appropriatezza delle cure, pur importanti e necessarie, sia l’obiettivo primario per creare la maggiore uguaglianza di salute, essendo affidata a tale sorte il compito di creare la società più inclusiva, che non solo è giusta in quanto non lascia indietro nessuno ma è anche la più sicura per tutte e per tutti”.
Adattare il lavoro ai lavoratori migliorando la qualità degli ambienti e delle strumentazioni con cui si esegue la prestazione è la vera sfida inclusiva, la sola traiettoria che indica una tendenza di autentico progresso civile ed anche economico, che dovrebbe occupare l’agenda della medicina del lavoro, del ministero del lavoro delle associazioni datoriali, dei datori di lavoro, delle organizzazioni dei lavoratori.
“Il Patto per il lavoro e per il clima sottoscritto da ultimo in ER – ha concluso Grazzi – è l’infrastruttura che ci può consentire, da subito, di approntare nuovi modelli di intervento dentro nuove strategie”.
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