Sabato 3 ottobre nel corso di Internazionale 2015 al Chiostro di San Paolo, conferenza shock di Federico Mastrogiovanni, coraggioso, rigoroso ed eretico giornalista, intellettuale, attivista che ha presentato “Ni vivos ni muertos” sulla sparizione forzata in Messico come strategia del terrore, prefazione di Gianni Minà (Derive Approdi edizioni, 2015).
Un libro di denuncia preciso su un fenomeno che richiama per il Messico la tragedia dei desaparecidos di Argentina o Cile. Spariscono giornalisti ed esseri umani, persino minori, da molti, troppi anni: circa 30.000 dal 2006. Da molti, troppi anni il Messico è dominato da autorità dittatoriali. A fine conferenza, nel dibattito con il pubblico, Mastrogiovanni ha sintetizzato la drammaticità della situazione: “Il Messico è una ‘vera dittatura’, caratterizzato da una corruzione strutturale a tutti i livelli”. Più in generale, realisticamente parlando, sono scarse le possibilità di cambiamenti in Messico, di un ritorno anche vago alla democrazia. Unica via, a medio lungo termine, è una presa di coscienza culturale, magari promossa e amplificata dall’estero. Una rete mirata internazionale, costruita attraverso le nuove tecnologie, potrebbe fare parecchio in tal senso, contribuendo alla maggiore conoscenza della situazione reale, spesso confusa ed equivocata ad arte dalle autorità messicane, che sproloquiano di azioni di polizia interna contro presunti spacciatori: proprio con questo pretesto ufficiale liquidano gli oppositori. La droga è, come noto, quasi la prima industria messicana, con prevedibili collusioni criminogene internazionali e occidentali.
Alla fine della presentazione Federico Mastrogiovanni ha risposto al volo alla nostra domanda: “Mastrogiovanni, la sua denuncia dello stato delle cose in Messico è chiara, trasparente. L’Onu e il Tribunale dell’Aja che ci stanno a fare, se ne occupano?”. “L’Onu in effetti – è la sua risposta – ha già denunciato il fenomeno concretamente, tuttavia questa sua pressione non ha avuto esiti significativi tra le autorità in Messico. Il Tribunale dell’Aja non ha competenze dirette in merito: una sua possibile attivazione presuppone tecnicamente interventi e denunce da parte dell’Unione Europea”.
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Roby Guerra
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