INTERNAZIONALE A FERRARA 2019
Uscire dall’algoritmo si può: è tutta una questione di meraviglia
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È iniziato il Festival di Internazionale a Ferrara 2019, la kermesse che porta nella città estense giornalisti, immagini e opinioni da tutto il mondo, giunta alla tredicesima edizione.
Uno degli appuntamenti ormai consueti è quello del venerdì mattina con l’intervista di Federico Taddia (Radio 24) e degli studenti ferraresi in piazza municipale.
Venerdì 4 ottobre Federico e i ragazzi dei due licei cittadini hanno ‘interrogato’ Maurizio Tesconi, Francesco Morace e Chiara Montanari, sui logaritmi che si celano nelle maglie della rete globale virtuale.
Più precisamente, il titolo dell’incontro è ‘Uscire dal logaritmo. Identità, libertà e consapevolezza al tempo dell’intelligenza artificiale’ e Tesconi, ricercatore dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr di Pisa con interessi di ricerca che riguardano l’analisi dei social media, il web semantico e la linguistica computazionale, arriva subito al cuore del problema: attraverso l’analisi di 300 likes su facebook “siamo in grado di conoscere il profilo di qualcuno meglio del coniuge. E una persona in media clicca 250 likes al giorno”. In base a questa profilazione gli algoritmi filtrano le informazioni da visualizzare quindi in realtà attraverso social e app non siamo connessi con il mondo ma in quella che viene definita “bolla di filtraggio”: un ecosistema chiuso i cui confini sono ciò che ci interessa, ci piace, è più simile a noi. “Avete mai pensato al fatto che possiamo dire solo ciò che ci piace e non ciò che non ci piace?” Ecco perché, dato che “a programmare gli algoritmi siamo noi”, la soluzione è reclamare “un controllo” sugli algoritmi stessi.
Gli fa eco Chiara Montanari, ingegnera, si è occupata di risparmio energetico e innovazione sostenibile e ha partecipato, anche in qualità di capo, a cinque spedizioni al Polo Sud rappresentando, oltre all’Italia, anche la Francia e il Belgio, e ora è interface manager del progetto astronomico Cta (Cherenkov telescope array), che coinvolge 1400 scienziati di 31 nazioni diverse, con oltre 200 istituti di ricerca. “Il problema – secondo Montanari – non è il logaritmo in sé, che è uno strumento, ma chi e come usa il logaritmo e i dati. Chi detiene le informazioni e come le usa”: informazioni e dati che non costituiscono solo un enorme archivio, ma che vengono usati per la profilazione e quindi per incasellare le persone dentro categorie più o meno semplicistiche. “L’antidoto all’algoritmo è prendere il rischio di essere irriducibili, cioè non riducibili al profilo virtuale” che emerge dall’intreccio dei nostri account, delle nostre ricerche, dei nostri acquisti sulla rete.
Insomma uscire dall’algoritmo sarebbe una questione di responsabilità, secondo Tesconi, di immaginazione e curiosità, secondo Montanari, e di consapevolezza e meraviglia secondo Francesco Morace, sociologo, presidente di Future concept lab.
“La soluzione non è vivere senza algoritmi, ma giocare con le loro regole, avere un pensiero critico e immaginare scenari alternativi”. È necessario avere la consapevolezza che più che consum-attori, bisogna essere sempre più consum-autori. “Dobbiamo cercare ciò che non è simile a noi, ciò che ci meraviglia, completare la possibilità di informazione che abbiamo con la costruzione di mappe di conoscenza”: dunque “non solo estrarre informazioni” ma elaborarle, interpretarle, trasformarle. La ricerca di senso: questo che ci distingue dalle macchine, che “risolvono problemi, ma non si fanno domande”, “sono costruite per raggiungere l’obiettivo”, ma non capiscono l’importanza della strada fatta e di chi si è conosciuto per raggiungerlo.
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Federica Pezzoli
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