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Dai futuristi, al Neorealismo di Vancini e Antonioni, fino ai fumetti di Gipi e Zero Calcare, lo sguardo degli artisti è sempre stato fondamentale per interpretare e raccontare la realtà attraverso uno sguardo che unisce etica ed estetica; in particolare a partire dal Secolo Breve, quando le masse e la cultura pop hanno fatto prepotentemente il loro ingresso nell’orizzonte di chi lavora nel campo dell’arte. In più con la rivoluzione digitale il lavoro dell’artista è radicalmente mutato e si è ampliata la gamma dei pubblici, dei linguaggi, dei soggetti, dei materiali con cui lavorare, tanto che si parla sempre più di creatività e mestieri creativi in senso lato.
La domanda però è sempre la stessa: può l’arte dare una mano per cambiare il mondo? L’artista come può essere agente di un cambiamento sociale attraverso il proprio lavoro? Come, in una società sopraffatta e anestetizzata dall’abbondanza delle immagini, si può trovare uno sguardo artistico efficace per risvegliare e, perché no, provocare il pubblico?

Come ritrovare il valore sociale dell’arte e trasmettere attraverso di essa i valori di legalità, giustizia sociale, solidarietà, raccontando e interpretando il mondo che ci circonda è stato il punto di partenza della call europea ‘Artists@Work’, progetto promosso da Fondazione Unipolis, Atelier Varan, Cinemovel Foundation, Libera Associazioni, nomi, numeri contro le mafie, Udruzenje Tuzlanska Amica e cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Ue.
Una call europea con tre paesi partner – Italia, Francia e Bosnia ed Erzegovina – e tre linguaggi, cinema, fotografia e fumetto, per un progetto formativo a metà fra passato e presente: se da una parte l’obiettivo è stato la multidisciplinarietà e la crossmedialità, sempre più necessari nel contesto artistico contemporaneo, dall’altra il metodo di insegnamento “è stato l’imparare facendo tipico delle botteghe rinascimentali”, come ha spiegato Roberta Franceschinelli di Fondazione Unipolis.
Dalla corruzione alla violenza di genere, dal degrado urbano alle politiche di rigenerazione, criminalità organizzata, immigrazione, tratta degli esseri umani, politiche di integrazione e interculturalità, sono solo alcuni dei contenuti delle 64 opere realizzate da 85 giovani artisti con l’aiuto di sei maestri di bottega, due per ciascuna arte. Tre di loro, oltre ad alcuni dei loro allievi, erano presenti come ospiti all’ incontro ‘Arte di valore’ sabato mattina alla Sala Estense nell’ambito di Internazionale a Ferrara 2018.
Renaud Personnaz, direttore della fotografia e maestro di bottega insieme al regista Bruno Oliviero per venti giovani filmmakers, ha spiegato che il lavoro è stato sulla dinamica io/noi: “abbiamo dato loro la possibilità di esprimere il proprio sguardo singolare, ma al plurale perché i film sono stati realizzati da gruppi di due o tre ragazzi”. “Quello che ne è venuto fuori è uno sguardo molto acuto sul mondo di oggi” e “un vero atto politico” perché la creazione di un’opera d’arte collettiva “nel mondo che viviamo oggi in fondo è un atto necessario, ma anche ribelle”.
L’approccio collaborativo e partecipativo, il sentirsi coinvolti in un progetto comunitario, nel racconto di una storia comune, anche quando si parte da posizioni lontane od opposte, è anche quello del fotografo Patrick Willocq: quando lavora alla realizzazione di uno scatto o di una serie di immagini “ognuno si deve rispettato nella propria posizione in una piattaforma creativa neutra”, in questo modo anche chi guarda “si può ritrovare in un’opinione espressa nell’immagine”.
Per Pietro Scarnera, maestro di bottega per il mondo del fumetto e dell’illustrazione – che ha esordito nel 2009 con il graphic novel ‘Diario di un addio’, sulla sua esperienza personale di figlio di un genitore in stato vegetativo, e nel 2014 ha pubblicato ‘Una stella tranquilla – Ritratto sentimentale di Primo Levi’ – il bello dei fumetti è “la possibilità della delicatezza”. I fumettisti non raccontano la realtà aggredendo il lettore, piuttosto “circondandolo con tutta una serie di emozioni”; ma “affrontare temi così complicati con l’illustrazione è possibile solo essendo profondamente onesti con sé stessi, raccontando qualcosa che sta veramente a cuore usando un punto di vista personale”.

Le opere di ‘Artists@Work’ sono in esposizione in anteprima assoluta a ‘Just/Art’ fino a domenica 7 ottobre nei locali di Factory Grisù in viale Cavour.
Clicca sulle immagini per ingrandirle

Tutte le info su ‘Artists@Work’ sono disponibili al sito www.artists-work.eu

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Federica Pezzoli



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