“Insieme” è una parola sola
Diversi bambini della classe seconda dove insegno, quando compongono i loro testi liberi, scrivono staccata la parola “insieme” cioè “in sieme”.
È un errore comune per dei bambini di 7 anni che stanno imparando a scrivere; penso che lo commettano perché sono tratti in inganno dalla preposizione semplice “in” che considerano a parte e non come parte di un tutto rappresentato dalla parola intera.
È strano che qualcuno non riesca a mettere insieme proprio la parola “insieme” che significa unione, compattezza.
Mi fa pensare che lo stare insieme non sia così scontato.
Mi fa riflettere sulla fatica del mettere insieme, sulla complessità del tenere insieme, alla difficoltà del sentirsi insieme e alla determinazione di qualcuno nel volersi tenere e ritenere separato.
Credo però che ciò sia normale per dei bambini che hanno bisogno dell’aiuto di un adulto educatore per imparare a stare insieme agli altri.
Lo stesso errore dei bambini lo fanno certi insegnanti quando, a proposito della loro classe, parlano degli alunni come singole parti separate dalle altre e non considerate all’interno di un insieme eterogeneo che è la classe.
Dal punto di vista formale, una classe risulta costituita nel momento in cui i genitori iscrivono i loro figli, nati nello stesso anno, in una scuola.
Dal punto di vista relazionale, una classe diventa tale solo attraverso un processo dinamico che consiste nel favorire e nel creare relazioni fra le singole parti di un insieme in modo da renderlo tale.
Scrivere “in sieme” è un errore che è giusto correggere con l’opportuno insegnamento e l’esempio quotidiano. Solo allora quell’ in sieme potrà diventare “insieme”.
Chiamare “classe” un insieme di alunni che non si ascoltano, con cui non si parla e ai quali non si insegna a litigare e a stare insieme è un errore che è giusto correggere con l’opportuno insegnamento e l’esempio quotidiano.
Solo allora quegli alunni e quelle alunne potranno diventare una classe.
P.S. Alla fine viene da chiedersi: “insieme” è una parola sola (cioè si scrive tutta attaccata), è una parola sola (cioè solitaria) o è una parola sola (cioè un imbroglio)?

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Mauro Presini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)