Inquinamento atmosferico: è davvero “colpa” dell’agricoltura?
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Da: CIA Ferrara.
Un dato positivo durante questa emergenza senza precedenti esiste e riguarda l’inquinamento atmosferico. Secondo i rilevamenti sulla qualità dell’aria rilevati da Arpae in questi giorni, la nostra regione e gran parte del Nord sono “Verdi”: in sostanza i livelli di PM10 sono sotto i 25 µg/m3 e dunque la qualità dell’aria è molto buona. Questa la fotografia della scorsa domenica, quando anche gran parte delle attività produttive si è fermata e il traffico di auto e mezzi pesanti sulle strade era pressoché azzerato. Rilevazioni del tutto simili sono state rese note anche dall’ESA (European Space Agency) che, grazie ai suoi sofisticati satelliti, ha indicato che i livelli di inquinamento – soprattutto delle emissioni di diossido d’azoto un gas altamente tossico – si sono abbassati notevolmente sull’Italia settentrionale.
“Questo non è il momento delle polemiche, bensì della massima unità e collaborazione – spiega Stefano Calderoni, presidente di Cia Agricoltori Italiani Ferrara – però è inevitabile far notare che le filiere agricole, strategiche in questo momento per la produzione di beni essenziali, non si sono fermate. Ma l’inquinamento sì. Sarà bene ricordarlo quando supereremo questa emergenza e l’opinione pubblica e gli ambientalisti ricominceranno a puntare, come sempre fanno, contro il settore agricolo accusandolo di inquinare aria e acqua e di essere il responsabile di gran parte dei problemi climatici e ambientali. Noi – continua Calderoni – siamo da sempre un capro espiatorio, quasi che gli agricoltori provassero un insano piacere ad alzarsi la mattina per trattare le colture. In realtà siamo i primi ad aver cercato di coltivare i nostri prodotti seguendo le regole della sostenibilità, anche rispetto al trattamento dei reflui zootecnici. Cia Ferrara lavora su un territorio che è in gran parte area protetta dal punto di vista ambientale e si è prodigata, in questi anni, per incrementare le pratiche sostenibili e rispettare la biodiversità. Un lavoro che ha dato i sui frutti perché le aziende agricole sono diventate molto consapevoli, usano i prodotti chimici solo se necessario e rispettando i “Disciplinari di produzione” della nostra Regione, che vanno certamente verso un’agricoltura più “green”. Inoltre come “custodi” dell’equilibrio idrogeologico dei territori, saremmo davvero dei “pazzi” a non adottare queste tecniche perché i cambiamenti climatici colpiscono in maniera forte e sempre più spesso catastrofica il nostro settore. Perché, dunque, non dovremmo evitarli ad ogni costo?”
“In questi giorni le nostre filiere agroalimentari sono impegnate al massimo, perché i prodotti italiani, dal latte ai prodotti freschi, compresi le nostre eccellenze Dop e Igp, devono continuare ad arrivare nelle case degli italiani. Credo che questa situazione – conclude Calderoni-, inimmaginabile fino a poche settimane fa, debba insegnarci a dare finalmente valore quei settori, dalla sanità all’agricoltura, che troppo spesso hanno subito tagli o sono stati considerati di serie B. Dobbiamo imparare che il valore, lo scegliere prodotti italiani e l’attaccamento al nostro Paese e le sue aziende non può nascere solo nel momento del bisogno”.
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