Inno ai vinti con la Rassegna della canzone d’autore a Ferrara
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A me piaceva Tricarico. Dopo un’adolescenza scandita dalla voce vissuta di Vasco Rossi e dal suo inno alla vita spericolata, attorno al 2008 ho scoperto uno che canta: “Io… voglio una vita tranquilla/ perché è da quando sono nato/ che sono spericolato/ Io… voglio una vita serena/ perché è da quando sono nato… che è/ disperata… spericolata…”. Dopo quel brano, ho iniziato ad ascoltare anche altre cose sue, come la rivalsa di “Io sono Francesco” con il racconto di lui davanti al suo quaderno di scuola elementare a dover scrivere un tema sul papà che ha perso a tre anni e di cui non ricorda nulla. Lì dentro c’è un’altra memoria di un autore delle nostre colonne sonore del cuore, il Francesco De Gregori che nel 1989 cantava “Bambini venite parvulos” e che Tricarico – vent’anni dopo e vent’anni in meno – rievoca cantando “brilla brilla la scintilla brilla in fondo al mare/ venite bambini venite bambine e non lasciatela annegare/ prendetele la mano e portatela via lontano/ e datele i baci e datele carezze e datele tutte le energie”.
Tricarico poi è andato un po’ in ombra. È tornato in luce in questo mese di novembre 2017 grazie al cartellone della ‘Rassegna della storica e della nuova canzone d’autore’, manifestazione organizzata per il sesto anno dall’associazione Aspettando Godot. Due serate a Ferrara con cantautori che hanno scandito un’epoca e che a volte si sono appannati come i ricordi degli anni che passano. Per questo, sabato sera ero lì, in una Sala Estense affollata davanti alla piazza ferrarese del Municipio, intima come un salotto all’aperto sotto le sue luci soffuse.
Prima dell’ironico e struggente Tricarico ha cantato il bravo Marco Iacampo e, dopo, Eugenio Bennato, che è il fratello dell’Edoardo che ha spopolato con ‘Sono solo canzonette’ e ‘Il gatto e la volpe’. Eugenio Bennato comunque nelle orecchie ce l’abbiamo bene: sua è la sigla della trasmissione ‘Linea Blu’ della Rai, quel ritmatissimo “Che il Mediterraneo sia” [clicca per ascoltarla] che ti trasporta al Sud con una miscela di ritmi dominati dalla taranta ma con incursioni di flamenco e melodie arabeggianti.
A Ferrara, Bennato, ha portato una band strepitosa che – anche senza esserci andati apposta – non può che travolgere con il suo recupero delle radici sonore che diventano un inno al sud del mondo, inno ai perdenti, alla vita che lotta, alla miseria che incombe, al disastro esistenziale riscattato solo dal calore di un’umanità multietnica e unita e da una sonorità fatta di contaminazioni contagiose.
Ecco allora sul palco, oltre a un grandioso Eugenio Bennato, il sorprendente Mohammed Ezzaime El Alaoui (voce e viola) che viene da Casablanca in Marocco, la suadente e mediterranea Sonia Totaro (voce e danza pizzica e tarantina), Ezio Lambiase alle chitarre, il trentenne calabrese Stefano Mujura alla chitarra e al basso, la tonalità profonda e possente di una giovane anglo-napoletana Francesca Del Duca (voce e percussioni) che mettono insieme una strepitosa “musica di terza classe di chi parte contadino e arriverà terrone” [clicca per ascoltare “Grande Sud”].
Fuori sullo scalone del Municipio, dopo che il concerto è finito, un gruppo di ventenni con la chitarra intonava impeccabilmente De Andrè ed Eugenio Bennato, le canzoni dei vinti di ieri nelle mani e nelle voci dei ragazzi di oggi, probabilmente studenti universitari. Un trionfo toccante dello struggimento di un’umanità viaggiante, che attraversa il tempo, lo spazio e le anime nostre. E che iniziative come queste aiutano a tenere insieme.
[clicca sulle immagini del foto-reportage di Luca Pasqualini per ingrandirle]
Clicca qui per vedere video del concerto di Iacampo, Tricarico e band di Eugenio Bennato postato su Fb dall’associazione Aspettando Godot.
I concerti della “6a Rassegna della storica e nuova canzone d’autore” sono stati organizzati dall’associazione culturale ligure Aspettando Godot e hanno il patrocinio di Comune di Ferrara, Regione Emilia-Romagna e Ministero dei beni e delle attività culturali.
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Giorgia Mazzotti
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