da: ufficio stampa Rizoma
Il film di Enrico Masi, nuova produzione Caucaso, intreccia il divenire dei sentimenti con la mutazione delle città brasiliane investite dai Mega Eventi. Dopo l’anteprima in concorso al Bergamo Film Meeting, Lepanto continua il suo percorso.
Lepanto – O último cangaceiro è il nuovo film doc di Enrico Masi e della casa di produzione indipendente Caucaso. Presentato in anteprima mondiale al Bergamo Film Meeting, dà seguito alla linea tematica ed emotiva di The Golden Temple, che nel 2012 testimoniava l’impatto dei Giochi Olimpici su Londra. In un’evoluzione che ibrida cinema documentario e cinema di finzione, Lepanto ci porta in un Brasile sconvolto dai trascorsi mondiali di calcio e dalle prossime Olimpiadi. Le immagini si intrecciano con le vicende di Michael Wells, fotoreporter inglese che raggiunge Masi in Italia, in Emilia Romagna, per diventare la voce narrante del documentario sulla situazione brasiliana. Mike ha perso la sua casa proprio a causa dei Giochi londinesi, vive un periodo complesso e intenso mentre si allontana dalla compagna Maria.
In una ricerca fotografica e visiva esaltata dalla pellicola 16mm, Lepanto mostra le sue anime diverse e interdipendenti: il documento arricchito dai volti e le testimonianze delle persone coinvolte negli sgomberi; le emozioni, anche queste dolorosamente reali, di Maria e Mike; le immagini diffuse e ricercate, narrazione puramente visiva, che legano storie e luoghi. Attraverso lo sguardo filmico e le parole di Mike, offre una riflessione sul tempo, sulla sua capacità di destabilizzare le nostre esistenze e le idee su cose che tendiamo a considerare immutabili e acquisite, come i luoghi e gli spazi che ospitano la nostra vita. Lepanto testimonia, in Brasile, lo sgretolamento di un tessuto “quasi rurale” che consentiva, all’interno della società, la sussistenza di gruppi comunitari in cui sentirsi accolti e che permettessero all’individuo di definirsi.
La Battaglia di Lepanto diventa allegoria di un conflitto tra il modello capitalistico, di cui si fa veicolo il grande evento, con la resistenza abitativa delle popolazioni, che subiscono le trasformazioni urbane legate alla costruzione di enormi infrastrutture e ai processi forzati di gentrificazione. A incarnare la necessità della resistenza la figura del cangaceiro, leggendario bandito rivoluzionario che lottò contro i latifondisti nel sertão tra l’800 e gli anni quaranta del secolo scorso.
Lepanto è una produzione Caucaso, Aplysia e Nordeste, in collaborazione con Alma Mater Studiorum. La regia è di Enrico Masi, sceneggiatura di Masi e Stefano Migliore, direzione della fotografia Giuliana Fantoni e Stefano Croci. La lavorazione ha portato a due anni di ricerca, scrittura, riprese e montaggio avvenuti tra Londra, Bologna, Ferrara, Berlino, il Delta del Po, Rio de Janeiro e Sao Paulo. In un viluppo di storie, volti ed emozioni, Lepanto osserva luoghi come la baia di Guanabara, a Rio de Janeiro, con le sue mille chiatte e petroliere, accostandoli al nostro metafisico delta del Po e alle Valli di Comacchio, oppure, a Bologna, all’ambientazione dantesca del torrente Aposa e degli spazi sotterranei straordinari dei Bagni di Mario, misterioso ed elegante capolavoro del ‘500, opera dell’architetto palermitano Tommaso Laureti.
Il film è il primo capitolo di una trilogia brasiliana. Seguiranno il documentario “Historia do Futuro – the heart dies screaming”, per il mercato televisivo, e il cortometraggio monografico “Alla ricerca di una terra senza il male” per il circuito Human Rights. Dopo l’anteprima al 34° BFM, Lepanto continuerà il suo percorso di programmazione nelle sale e partecipazione ai festival.
CAUCASO FACTORY
Caucaso nasce nel 2002 con la necessità di unire sotto un unico nome giovani forze creative. Nel 2015 è riconosciuta come spin-off accreditata di Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, in qualità̀ di centro studi operativo nella produzione cinematografica e nella formazione. Mantiene aperta la ricerca di un linguaggio espressivo trasversale, producendo filmati e documentari, utilizzando gli strumenti dell’antropologia visuale.
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