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Al G 7 di ieri , Londra, Parigi e Berlino hanno chiesto all’America di prorogare oltre il 31 agosto il ritiro degli Usa dall’Afghanistan. Niente da fare, il democratico Joe Biden –  che però in politica estera ha sposato la stessa linea del suo predecessore e antagonista Donald Trump – è stato irremovibile, il 31 agosto, non un giorno di più, le forze americane lasceranno Kabul, lasciando decine di migliaia di aspiranti profughi sotto il tallone del regime talebano.
L’Europa, l’Inghilterra, La Germania, l’l’Italia, hanno accantonato le loro preoccupazioni umanitarie e incassato il diktat americano. Non è la prima volta, e non sarà l’ultima volta che succede. Come raccontavo in un recente articolo [Vedi qui]da quasi un secolo L’America è il ‘paese guida’, il domus di tutto l’Occidente e dell’Europa in particolare. Decide cioè il dove, il come, il quando intervenire, e la vecchia Europa obbedisce.

Sempre ieri – e scusate se il confronto può sembrare incongruo – a Ferrara più di 200 persone si sono date appuntamento a Ferrara (parlo di Ferrara, ma simili manifestazioni si sono svolte in tutte le città d’Italia) in piazza Trento Trieste per manifestare la propria preoccupazione e il proprio sostegno alla popolazione afghana che, dopo l’improvvido ritiro delle truppe americane e la fulminea presa del potere dei militanti talebani, è cascata nell’abisso di un regime violento e oscurantista. Sono decine di migliaia, infatti,  gli afgani che andranno incontro alla feroce rappresaglia degli Studenti Islamici.
A rischiare di più la vendetta talebana sono coloro che hanno in qualche modo collaborato con gli contingenti stranieri e le loro famiglie, ma nel mirino ci sono anche e soprattutto le donne, tutte le donne afgane, a cui il nuovo regime fondamentalista toglierà i pochi diritti faticosamente conquistati e riporterà in schiavitù.

Il presidio ha formato un ampio cerchio. Al centro si alternano in tanti a parlare con un piccolo microfono. Intervengono a titolo personale o in nome di Emergency, della Associazione Cittadini del Mondo, la Biblioteca Popolare Giardino, la Cgil, l’Arcigay… E non si parla solo di Afghanistan, ma dell’Italia, dove migliaia di immigrati non riescono ad ottenete un permesso di soggiorno o cercano inutilmente di ottenere il ricongiungimento familiare.
Scorrono le parole degli intervenuti: “Il popolo afghano non deve essere abbandonato”, “La comunità internazionale deve intervenire”. Intanto, l’impegno di tutti è quello di continuare la mobilitazione.

Sotto, alcuni scatti del Presidio a sostegno della popolazione afghana:

 

 

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it