IN LIBRERIA
Gianrico Carofiglio a Ferrara: resoconto dell’incontro tra una lettrice e lo scrittore
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Gianrico Carofiglio a Ferrara per presentare il suo ultimo libro, anzi due: il piccolo saggio ‘Con i piedi nel fango – Conversazioni su politica e verità’ (Gruppo Abele edizioni, 2018) e il romanzo poliziesco ‘La versione di Fenoglio‘ (Einaudi, 2019). È successo nel pomeriggio di venerdì scorso alla libreria Ibs-Libraccio e questo è il resoconto dell’incontro tra una lettrice-fan e uno scrittore che con la sua pacatezza piana e coinvolgente ha venduto cinque milioni di copie.
Un’occasione imperdibile per chi, come me, una decina di anni fa ha iniziato a leggere la serie dei gialli con l’avvocato Guerrieri, pubblicati nelle piccole edizioni blu di Sellerio e – da allora – non ha più smesso (salvo miei brevi periodi di disintossicazione per quello che sentivo come un attaccamento eccessivo).
Eccomi allora pronta all’appuntamento dentro la grande sala all’ultimo piano di palazzo San Crispino che si affaccia sul listone di ciottoli di piazza Trento Trieste, nel cuore di Ferrara, con il Duomo sulla destra e il Municipio poco più avanti. Già all’arrivo davanti alle porte automatiche della grande libreria sono accolta da un sovraffollamento di biciclette che ingombrano la strada pedonale di via Mazzini e mi allarmano un poco.
Una volta dentro, vedo ragazze attente e immobili sulle scale e poi dei giovani nel reparto della narrativa e della filosofia seduti per terra, con la postura eretta e lo sguardo fisso nel vuoto a seguire la voce che esce dagli altoparlanti e diffonde la conversazione tra Gianrico Carofiglio e il docente della facoltà di Giurisprudenza Andrea Pugiotto.
All’ultimo piano, all’ingresso del lungo salone dove si tiene la presentazione, il passaggio è bloccato da una catena umana che se ne sta ferma, in piedi e in ascolto. La barriera, in realtà, si rivela meno impenetrabile del previsto. Vado delicatamente oltre e riesco a trovare un piccolo spazio dove rincantucciarmi per ascoltare, prendere appunti e fare fotografie dell’incontro. Immersa tra oltre un centinaio di persone, sento quel po’ di disappunto che si prova quando ci si accorge che un rapporto che si sente intimo ed esclusivo è tutt’altro che intimo ed esclusivo. Capisco che non è che sia proprio la sola ad avere avuto una sensazione di sintonia ed elettiva affinità con il narratore dei romanzi che mi hanno conquistata (‘Testimone inconsapevole’, ‘Ragionevoli dubbi’, ‘Il passato è una terra straniera’, ‘Il bordo vertiginoso delle cose’), con lo scrittore dei testi dedicati al valore della chiarezza e della semplicità delle parole (‘La manomissione delle parole’ e ‘Con parole precise’) e con l’autore di racconti di volta in volta toccanti, emozionanti e rivelatori (‘Passeggeri notturni’). Mi guardo intorno e vedo un pubblico molto eterogeneo: uomini, donne, lettori giovani e lettori maturi. Un’affinità trasversale. La pacatezza, il tono e i gesti di Carofiglio, però, mi confortano. La sintonia che avevo percepito non sarà tutta mia, ma l’impatto con la persona che scrive quelle cose che tanto mi sono entrate nella testa e nell’animo non è così diverso da quello con lo scrittore che ho incontrato dentro alle pagine, attraverso le frasi, i ragionamenti, le situazioni raccontate. La voce dei libri è la stessa della persona che ora ho davanti, il rapporto non è riservato come quello tra la lettrice e il suo libro, ma la percezione di corrispondenza regge il confronto con la realtà.
Una delle cose che mi piacciono della sua scrittura, è la capacità di osservare e poi di riflettere su quanto accade intorno a lui e trarne insegnamenti di valore etico e di crescita personale. In uno dei testi che compongono “Passeggeri notturni”, ad esempio, Carofiglio parlava di quanto tendiamo ad attribuire a noi stessi e alle nostre capacità i meriti di un successo, mentre tendiamo a scaricare le colpe degli insuccessi sul mondo esterno, sulla sfortuna, sulla crisi. Il senso del racconto era che, invece, la consapevolezza di poter sbagliare può renderci tanto più forti, tranquilli, sicuri. E durante la chiacchierata ferrarese, lo scrittore ha raccontato un aneddoto divertente e illuminante: “Alle isole Tremiti – ha detto – c’è un pescatore che ogni estate ha dei flirt con ragazze anche molto carine. Non è che sia particolarmente bello, è un po’ sovrappeso e nemmeno tanto brillante. Un anno fa ho voluto chiedergli quale fosse il suo segreto. E lui, molto sincero, ha risposto: ‘Io ci provo tutte le volte. Succede che ottenga dei rifiuti, poi capita che invece ci prenda’”. Carofiglio ha quindi fatto notare: “Dietro ogni successo ci sono un sacco di fallimenti, ma quelli non fanno storia. Alla fine le cose che restano impresse sono quelle che riescono. Dovremmo ricordarcene sempre”.
Ecco altre frasi che mi hanno colpito e che mi sono appuntata:
– “La scelta delle parole è una questione politica fondamentale. Più il linguaggio perde di significato, meno si ha il potere di controllare chi governa. Esiste una chiave etica del valore del linguaggio, il principio della responsabilità della lingua. Una buona politica pratica tre cose: perfezione linguistica, memoria, attenzione a chiamare le cose con il loro nome”.
– “Come dice il maresciallo Fenoglio, bisogna imparare a ‘osservare lentamente’ non dando per scontato quello che ci viene presentato. Le cose non sempre sono come ci appaiono a un primo sguardo”.
– “Esiste una giustizia di classe. In galera ci vanno quelli che hanno meno risorse”.
– “La politica può essere anche la capacità di incontrare il serpente e riuscire a guardarlo negli occhi, fino a che non è lui a doversene andare”, come avviene alla protagonista bambina in un aneddoto contenuto nell’ultimo giallo con il maresciallo Fenoglio.
Per saperne di più, si può leggere anche l’intervista su Ferraraitalia dove Gianrico Carofiglio parla di “Incompetenza e demagogia al Governo” [fai clic sul titolo per andare alla pagina linkata]
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Giorgia Mazzotti
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