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14 Maggio 2014

In gioco senza azzardi

Tempo di lettura: 4 minuti


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di Alice Magnani

Il gioco d’azzardo è una piaga che coinvolge molti. La nostra regione vanta un record negativo che la pone al quarto posto in Italia per fatturato (8.534 milioni di euro nel 2012) e per spesa pro capite fra i maggiorenni della regione (1.840 euro). Quello che inizia come un gioco nel tempo libero può diventare un’ossessione che coinvolge ogni momento della quotidianità, sottraendo tempo e denaro non solo alla famiglia e agli amici ma anche al lavoro e ad abitudini più sane. Le conseguenze sono tragiche: si può arrivare alla depressione, a ricorrere all’usura o ancora a tentare il suicidio. Non mancano problemi di altro tipo come disordini familiari, micro crimini e atti contro l’ordine pubblico. Alla base di tutto enormi costi sociali per il trattamento sanitario dei casi più disperati, per la prevenzione e ancora per l’educazione nelle scuole, con l’obiettivo di proteggere le categorie più deboli, le più a rischio.

Che fare dunque contro il proliferare di queste sale giochi? È difficile per i Comuni agire da soli, dal momento in cui le autorizzazioni per le sale gioco passano dalla Questura e non dal Comune, in base a leggi nazionali. “I Comuni sono impegnati, ma deve essere la politica a farsi carico del problema con un intervento legislativo nazionale, riconoscendolo come disagio sociale ed economico. Noi ci mettiamo in gioco sia a livello locale sia a livello nazionale perché sono sempre di più le famiglie che si rovinano” sottolinea Matteo Iori, presidente Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo). Un tentativo di regolamentare il gioco d’azzardo è stato già intrapreso con il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” che ha raccolto 32.000 firme sull’intero territorio regionale. Obiettivo: chiedere al Governo di intervenire in materia con una proposta seria, che riduca visibilmente il numero delle sale gioco e delle malattie da queste derivate.

Ora è stata lanciata campagna nazionale, “Mettiamoci in gioco”, presentata nei giorni scorsi a Bologna. Un’iniziativa a cui hanno collaborato il Comune, le associazioni e imprese del terzo settore e i sindacati dell’Emilia-Romagna per costruire un coordinamento regionale capace di agire in maniera efficace sul problema.
In vista delle elezioni amministrative, il Coordinamento regionale ha promossa anche una lettera da inviare a tutti i candidati con l’intento di far inserire il tema della prevenzione e lotta all’azzardo patologico nei programmi elettorali. A tutti gli aderenti il Coordinamento chiede di far iscrivere il proprio Comune al “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”. L’obiettivo principale per il Coordinamento è diventare un punto di riferimento aperto per chiunque voglia attivarsi per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sui rischi connessi alla diffusione del gioco d’azzardo. Oltre a questo obiettivo a lungo termine, il coordinamento lavorerà su altri 14 punti del documento “Regolamentazione del gioco d’azzardo” (il manifesto lanciato nel 2013 dalla campagna “Mettiamoci in Gioco”), il cui intento è stabilire una legge che regolamenti il gioco d’azzardo in tutti i suoi punti. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sono previste iniziative, campagne di informazione e momenti di incontro. Quello che si chiede è dare ai sindaci potere di controllo sul fenomeno nel loro territorio, ridurre l’alta variabilità attuale nella tassazione sui diversi giochi incrementando le entrate per lo Stato, inserire il gioco d’azzardo patologico nei livelli essenziali di assistenza garantiti dal servizio sanitario nazionale, vincolare parte del fatturato annuo dei giochi d’azzardo al finanziamento delle azioni di prevenzione, assistenza, cura e ricerca della ludopatia, regolamentare la pubblicità che riguarda il gioco, vincolare l’ esercizio delle concessioni nel rispetto del codice di autoregolamentazione pubblicitaria e creare un’authority di controllo esterna ad Aams (Agenzia delle dogane e dei monopoli di stato), stabilire una moratoria sull’introduzione di nuovi giochi finché non saranno esposti i risultati delle ricerche sui giochi già esistenti, adottare un registro unico nazionale delle persone che chiedono esclusione dai siti di gioco d’azzardo.

Prima iniziativa prevista dal coordinamento sarà domenica 18 maggio a Reggio Emilia nella “Festa dello sport in ambiente” in cui il fenomeno dell’azzardo verrà descritto insieme ad associazioni e cittadini, sottolineando le buone pratiche sul territorio. Passo successivo sarà la mappatura sui servizi sul gioco d’azzardo patologico attivati nelle provincie dell’Emilia-Romagna. “Vogliamo essere un punto di riferimento aperto a tutti quelli che si vogliono aggregare, soprattutto ora che il gioco d’azzardo sta conoscendo un enorme sviluppo, con infiltrazioni già documentate dei clan mafiosi come Casalesi e Schiavone” ha spiegato Fiore Zamboni, referente coordinamento ‘Mettiamoci in gioco’ Emilia-Romagna, presente alla conferenza.

Le realtà che si sono “messe in gioco” sono numerose: Acli, Ada, Adoc, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Associazione Orthos, Auser, Avviso pubblico, Azione cattolica italiana, Cgil, Cisl, Cna, Conagga, Ctg, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione Pime, Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Ital Uil, Lega consumatori, Libera, Scuola delle buone pratiche, Shaker, Uil, Uil pensionati, Uisp, Lag Vignola e Associazione Umanamente.

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Redazione di Periscopio



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