Oggi vorrei portare all’attenzione dei lettori una esiziale categoria di automobilisti, inarrivabili maestri nella manovra che un mio amico, il quale sotto naja –stiamo parlando di un tempo ormai remoto, diciamo pure il millennio scorso- ha fatto da autista a un pezzo grosso dell’esercito in quel di Livorno, argutamente definisce ‘entrata alla livornese’. Che consiste, venendo su da una traversa laterale per immettersi nella corsia opposta di una strada su cui il traffico scorre incessantemente in entrambe le direzioni, nel guadagnare subitamente il centro della carreggiata, bloccando intanto il traffico che viene da sinistra, in attesa del primo pertugio buono fra macchina e macchina dall’altra parte.
Sistema senza dubbio utile a risparmiarsi irritanti soste a bordo strada in attesa che il traffico si apra come le acque del mar Rosso, che poi dice che uno si fa il sangue cattivo, ma non privo di controindicazioni stante la molesta diffusione delle nuove tecnologie: se il primo che arriva da sinistra sta messaggiando col telefonino, finisce che ti sparpaglia per l’asfalto le ossa del bacino, strike!
Sarà per questo che gli automobilisti nostrani, applicando l’antica saggezza contadina degli avi all’entrata alla livornese, ne hanno ricavato una intelligente variante –comunemente definita Immissione alla Ferrarese- che non ammette deroghe di sorta. Fosse pure in mezzo al deserto del Gila, dove l’unico via vai è quello dei serpenti a sonagli, state pur tranquilli che il guidatore estense arriva lungo allo stop, butta il muso a metà corsia, inchioda e vede il da farsi. Se da sinistra arriva un tir, ingrana la retro e torna mansuetamente dietro la striscia bianca del segnale di arresto; se invece viene una bicicletta se ne sta lì imperterrito, mungendo ingegnosamente un altro paio di spanne di corsia per indurre il malcapitato ciclista a fermarsi per cedergli il passo onde evitare di spiaggiarsi sul cofano del suv.
Finisce naturalmente che il bigarolo passa al pelo, sgattaiolando per miracolo tra il paraurti e la fiancata dell’auto che arriva in senso opposto. Guadagnandosi lo sguardo d’odio dell’antagonista motorizzato e lanciandogli di rimando il festoso saluto che i dueruotisti ferraresi (i quali -sarà perché viaggiano sul mezzo di trasporto più bello del mondo, sarà perché girano nella città più bella del mondo dotata delle piste ciclabili quasi più belle del mondo- fatto sta che sono incapaci di qualsiasi manifestazione di astio) lanciano soavemente a tutti gli automobilisti un pochino scapestrati: chatjenuncancarchatmuressisubit!
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Andrea Poli
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