“Il valore di un prodotto sta nelle sue origini e nella sua storia”, afferma con saggezza l’enologo Massimo Bellocchia. Da questo punto di vista i vini della Valle d’Aosta mostrano indubbie qualità: sono vini d’altura, coltivati sino a 1300 metri di quota. Hanno una storia che affonda le radici nell’antichità, ma una tradizione enologica relativamente recente, qualche cantina già affermata, spazi di mercato ancora da conquistare. E prodotti interessanti, caratterizzati dagli effetti di un microclima estremamente particolare.
A portare la vite fino al montuoso confine di nord ovest furono addirittura i legionari di Giulio Cesare, ma è solo da una trentina d’anni che qui si è iniziato a vinificare con l’intento di fare un prodotto di qualità destinato al mercato e non solo all’autoconsumo.
La Valle d’Aosta merita un posto a sé nella mappa italiana dei vini. Questa piccola regione, con quattro vette che superano i quattromila metri e una popolazione totale all’incirca pari appena a quella del comune di Ferrara, è resa peculiare da un paio di caratteristiche che conferiscono una nota di originalità alla propria produzione: una scarsa piovosità, superiore solo a quella della Sicilia, e due estesi versanti montuosi esposti a mezzogiorno, con un’insolazione che si prolunga sino a dodici ore al giorno. Le uve, frutto di questa terra e di questo clima, e i vini che se ne ricavano, sono decisamente particolari.
Due milioni di bottiglie è quanto mediamente si produce. Chardonay, Pinot nero, Muller thurgau e Moscato sono i vini più diffusi. Il Moscato, coltivato in zone umide con forte escursione termica, qui assume una nota lievemente amarognola che lo caratterizza e lo rende interessante. Tra i vitigni a bacca rossa svetta il Petit rouge dai piccoli acini, con tratti organolettici che per certi versi richiama i nebbioli del nord del Piemonte; mentre fra i bianchi si fa apprezzare il Prié Blanc.
L’occasione d’incontro fra Ferrara e i vini valdostani è stata propiziata dall’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino che, grazie ai sempre attivissimi Lino Bellini e Ruggero Ciammarughi, svolge sistematica e meritoria opera di divulgazione della cultura enologica, proponendo serate conviviali con presentazioni di vini abbinati a prodotti tipici del territorio: Blanc de Morgex e la Salle, Petite arvine, Torrette, Donnas, Fumin e un eccellente Muscat Passito sono stati i protagonisti della serata valdostana.
Il prossimo appuntamento è già stata fissato per lunedì 25 maggio alle 20,30 come di consueto al ristorante Le Querce, presso il Cus. Questa volta toccherà ai vini dei Colli euganei, un prodotto a lungo sottovalutato e ora in fase di riscoperta. Serprino e Moscato la faranno da protagonisti.
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Sergio Gessi
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